Il Decreto Lavoro 2023 prevede misure specifiche di accompagnamento al lavoro e politiche attive per le persone occupabili, ovvero tutti i maggiorenni, con età inferiore a 60 anni, che non siano già occupati e che non frequentino un regolare corso di studi.

Approvato dal Consiglio dei ministri il primo maggio, sono tante le misure adottate: dall’Assegno di Inclusione che sostituirà il Reddito di Cittadinanza ai bonus a favore delle assunzioni under 30, dal taglio del cuneo fiscale all’introduzione di nuove causali per i contratti a termine. Ma la misura divide maggioranza e opposizione circa sua effettiva opportunità e efficienza.

Decreto lavoro, Manca (PD): “Per noi ridurre il costo del lavoro è una priorità. Dobbiamo introdurre un salario minimo europeo, si può e si deve: lo dobbiamo alle nuove generazioni”

Sul tema è intervenuto Daniele Manca, senatore PD, nella trasmissione “Nautilus” condotta da Vanessa Piccioni e Francesco Fratta in onda su Cusano News 7

Riguardo al decreto lavoro e alle critiche mosse.

“A mio avviso il governo Meloni ha la memoria corta, abbiamo fatto critiche al DEF perché ci sono misure che non ci appartengono: nessuno di noi ha mai pensato di farlo il primo maggio quasi a pensare di segnare il distacco dai sindacati o dalla giornata del lavoro. Noi con grande determinazione chiediamo al governo di trasformare questa in una misura strutturale per tutto il 2024, e chiediamo di allargare il cuneo fiscale per le imprese che creano occupazione. Così come serve il salario minimo. Noi la critica la facciamo perché la misura ci sembra uno spot, più che ridurre le disuguaglianze. Per noi ridurre il costo del lavoro è una priorità”

Citando una delle critiche principali, ovvero la liberalizzazione dei contratti a termine.

“Noi dobbiamo tener conto del problema dell’Italia: salari inadeguati, giovani costretti a emigrare all’estero a cercare un lavoro dignitoso, perché in Italia il lavoro è sottopagato. Al di là della contrattazione collettiva nazionale, noi possiamo pensare a un salario minimo che non appoggi la contrattazione al salario minimo: è una necessità creare un tetto. Dobbiamo introdurre un salario minimo europeo, si può e si deve: lo dobbiamo alle nuove generazioni. Se non paghiamo i lavoratori spingiamo i nostri giovani a cercare professioni in altri Paesi dove vengono pagati meglio. Dobbiamo decidere qual è il futuro del lavoro per le nuove generazioni. Questa è una sfida di civiltà. La denatalità non si affronta solo con gli incentivi fiscali ma anche con la giusta retribuzione, lo dico prima di tutto alle forze di maggioranza: il lavoro deve essere dignità della persona, non sfruttamento. E non può essere sempre precario. Abbiamo attraversato una pandemia e continuiamo comunque a crescere del 6%, quello che noi chiediamo è un progetto del futuro per il nostro Paese: vanno introdotte politiche attive che siano parallele allo sviluppo economico del nostro Paese. Non possiamo abbandonare il terreno della lotta all’evasione fiscale. Bisogna cercare un accordo tra il mondo economico e quello del lavoro. Senza dialogo sociale non costruiamo il futuro del nostro Paese: serve un accordo”