Non è l’Arena, storica trasmissione di Massimo Giletti, è stata chiusa prima della puntata su Silvio Berlusconi. Questa infatti avrebbe indagato sui rapporti dell’ex premier con Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra.

Non è l’Arena di Giletti chiusa prima della puntata su Berlusconi

Nuove rivelazioni sul caso Non è l’Arena. Il famosissimo programma di La7, condotto da Massimo Giletti, è stato, nelle scorse settimane, sospeso anticipatamente.

La trasmissione si sarebbe fermata proprio prima di una puntata significativa, volta ad indagare i rapporti tra Silvio Berlusconi e la mafia, in particolare con Marcello dell’Utri e Cosa Nostra.

La notizia ci arriva direttamente dal vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, Marco Lillo, contattato dallo stesso conduttore per chiedergli di partecipare in qualità di esperto. La conversazione tra i due sarebbe avvenuta ancora prima di sapere che Non è l’Arena sarebbe stata cancellata dal palinsesto della rete.

Poi ci dobbiamo vedere per pianificare“. E’ questo il messaggio che Giletti ha mandato a Lillo, il giorno prima della messa in onda, poi depennata.

Il conduttore aveva spiegato a Lillo la scaletta della puntata, incentrata sulle conversazioni intercettate e dei milioni di euro versati da Berlusconi a Dell’Utri. Da non dimenticare inoltre i rapporti che sussisterebbero tra l’ex premier e la mafia.

L’informativa della Dia

Uscita fuori anche un‘importante informativa della Direzione Investigativa Antimafia. Questa presuppone un ipotetico coinvolgimento del Cavaliere nella tentata strage allo stadio Olimpico di Roma del 23 gennaio del 1994.

Sotto la lente d’ingrandimento, Giuseppe Graviano che nel 2016 avrebbe confidato al compagno di detenzione Umberto Adinolfi, che l’attentato – fallito – ai carabinieri gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Silvio Berlusconi. Sempre il mafioso italiano, avrebbe parlato anche con il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, confidandogli di aver trovato un accordo con l’ex premier e Dell’Utri per la risoluzione dei suoi problemi giudiziari.

Il tutto è ancora una mera ipotesi investigativa, che Graviano, sotto interrogazione, non avrebbe confermato.

Le righe conclusive dell’informativa, firmate da Francesco Nannucci, capo centro della Dia di Firenze, attestano:

“Si può affermare che la conversazione ambientale del 10 aprile 2016, oggetto di rivalutazione nel corso dell’odierna delega di indagine è riconducibile al contesto criminale relativo alla strage dell’Olimpico del 23 gennaio 1994, con il coinvolgimento di Silvio Berlusconi, per il tramite di Marcello Dell ’Utri, quale diretto interessato alla sua realizzazione”.

Graviano

Come si legge sul quotidiano Open, Giuseppe Graviano, in carcere ormai dal 1994, ha negato la questione di Gaspare Spatuzza, confermando tuttavia gli incontri con Berlusconi. Questi sarebbero avvenuti all’interno di una tesi piuttosto complottistica che vedeva alcuni imprenditori della Palermo Bene intenti a foraggiare il Cavaliere per le sue imprese con addirittura 20 miliardi di lire dell’epoca. Negata anche la presenza di Marcello Dell’Utri.

Il Fatto Quotidiano, sempre oggi, ha riportato un’informativa della DIA di Firenze che presuppone che il mafioso voglia coprire l’ex premier:

“Graviano ha inteso ‘coprire’ Berlusconi, non lo ha voluto tradire raccontando tutto quello che sa, sia nei rapporti con suo nonno e suo cugino, sia in rapporti ulteriori e diversi di cui Berlusconi era attore, ma che non ha voluto specificare”.

La difesa di Silvio Berlusconi

L’avvocato Giorgio Perroni, uno dei difensori di Silvio Berlusconi, non è stato zitto. Ha anzi commentato la notizia come “una continua, incessante e calunniosa macchina del fango”.

“E’ anzitutto doveroso ricordare, ancora una volta, che da almeno un quarto di secolo tutte le più insensate accuse di presunta mafiosità contro Silvio Berlusconi si sono sempre dimostrate false e strumentali, tant’è vero che ogni volta gli stessi inquirenti sono stati costretti a chiederne la archiviazione. Di fronte, poi, a questa continua, incessante e calunniosa macchina del fango, confermo che, come già anticipato, domani presenterò una denuncia alla Procura della Repubblica, chiedendo che i magistrati si adoperino per individuare quanto prima i responsabili e far cessare questa ignobile ed illegale fuga di notizie”.