Ho 55 anni e 30 anni di contributi posso andare in pensione? Devo aspettare 40 anni di versamenti prima di ritirarmi dal lavoro? L’impressione è quella di voler afferrare al volo qualsiasi trattamento previdenziale pur di garantirsi un’uscita dal lavoro.

Il che mostra in chiaro il quadro di criticità in cui sprofonda la previdenza sociale. Ancora troppe poche alternative alla riforma Fornero, è c’è da giurare che si andrà verso una rimodulazione dei requisiti per abbracciare la legge Monti – Fornero, senza difficoltà.

In pensione con 30 anni di contributi, è ancora possibile nel 2023?

La riforma pensioni 2024, non è stata ancora varata e già si parla di un inasprimento dei requisiti.

Sicuramente, i lavoratori non gradirebbero vedersi strappare dalle mani, ancora una volta, la merita pensione.

Basti pensare che a seguito della riforma “lacrime e sangue” sono state introdotte diverse salvaguardie per risolvere il problema degli esodati. Ragion per cui, la domanda sorge spontanea: “È possibile andare in pensione con 30 anni di contributi”.

Chi può andare in pensione con trentanni di contributi?

Nelle prime istruzioni pensionistiche rilasciate dall’Ente nazionale della previdenza sociale, esiste la possibilità di ritirarsi dal lavoro con 30 anni di contributi, se correlati dall’età di 67 anni.

In sostanza, chi ha maturato 30 anni di contributi e 67 anni di età, può presentare la domanda di pensionamento con la formula della pensione di vecchiaia. Infatti, in questo caso si soddisfano pienamente i requisiti previsti dall’ordinamento previdenziale. In quanto, occorre aver perfezionato 67 anni di età e 20 anni di contributi.

È possibile richiedere la pensione di vecchiaia anticipata con trentanni di contributi, se sono presenti i requisiti sanitari , con un’invalidità nella misura dall’80%, e una ridotta capacità lavorativa superiore ai 2/3, secondo le disposizioni normative contenute nel Decreto Legislativo n. 503/1992. Intanto, occorre aver soddisfatto due diversi requisiti anagrafici.

Infatti, gli uomini possono richiedere il trattamento a 61 anni, mentre le donne a 56 anni. In ogni caso, la normativa per l’accesso a questa tipologia di trattamento richiede almeno 20 anni di contributi.

Anticipo pensionistico Ape sociale: a chi bastano 30 anni di versamenti contributivi?

Il governo italiano più volte ha fatto intendere di voler rendere strutturale la misura Ape sociale, purtroppo, il prepensionamento è ancora legato a rinnovi annuali. E questa volta l’anticipo pensionistico scade il 31 dicembre 2023. Con le modifiche apportate a diverse formule previdenziali ci si aspettava il peggio anche per l’Ape sociale.

Ad ogni modo, il legislatore per questo scivolo di Stato ha previsto due requisiti e molte condizioni. Al momento, non tutti possono accedere al trattamento, occorre infatti, rientrare nelle elenco delle categorie di tutela, come: caregiver, invalidi civili, disoccupati e lavoratori gravosi.

Il reddito ponte per disoccupati, invalidi e caregiver

Una delle ragioni principali per cui il trattamento viene richiesto dagli invalidi civili dal 74%, riguarda la possibilità di ottenere un prepensionamento a 63 anni con 30 anni di contributi.

Possono accedere al trattamento i disoccupati che hanno consumato il periodo di fruizione dell’indennità di disoccupazione Naspi o altra tipologia di indennità di sostegno al reddito. Anche in questo caso, viene richiesto di soddisfare il requisito anagrafico e contributivo, ovvero 63 anni di età e 30 anni di contributi.

Coloro che si occupano dell’assistenza dei familiari disabili da almeno sei mesi possono accedere al beneficio. In ogni caso, per l’individuazione delle condizioni di riferimento, è necessario rapportarsi alle disposizioni normative contenute nell’articolo 3 della legge quadro 104.

Sulla base delle disposizioni contenute per i caregiver nella 104, possono richiedere l’anticipo pensionistico Ape sociale, coloro che perfezionano 63 anni di età e 30 anni di contributi.

Infine, il reddito ponte permette di ricevere un assegno fino al rilascio della pensione ordinaria. Il trattamento non è reversibile e non prevede la tredicesima mensilità.