L’inizio di maggio si è rivelato più uggioso del previsto per molte regioni italiane, ma dietro l’angolo c’è un aumento record delle temperature: lo conferma l’Onu, che ha parlato dell’imminente passaggio della corrente calda denominata “El Niño”.

Per l’Onu, a puntare la lente d’ingrandimento sul cambiamento climatico c’è l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite. La cosiddetta Wmo è intervenuta oggi, mercoledì 3 maggio, a Ginevra per un aggiornamento sulla situazione. In fase di studio c’è il transito di questo nuovo fenomeno climatico, come sottolineato da Petteri Taalas, capo del dipartimento meteorologico dell’Onu.

Lo sviluppo di questo fenomeno climatico porterà molto probabilmente a un nuovo picco nel riscaldamento globale e aumenterà la possibilità di battere i livelli di temperatura registrati finora.

Non è ancora ben chiaro il periodo preciso in cui la corrente calda potrebbe investire varie zone in tutto il mondo. Le stime parlano di un 60% di possibilità che il fenomeno si verifichi nel trimestre tra maggio e luglio. Al 70% “El Niño” potrebbe arrivare nel periodo tra giugno e agosto e all’80% tra luglio e settembre.

Cos’è “El Niño”, il fenomeno climatico che secondo l’Onu porterà con sé temperature record

Nelle scorse settimane l’Onu aveva già lanciato il suo allarme a proposito del riscaldamento globale, attraverso un apposito rapporto. Oggi le Nazioni Unite tornano a mettere in guardia sull’ultimo fenomeno climatico di riscaldamento. Ma quali saranno i territori più interessati dal passaggio di El Niño?

Si parla delle zone del Pacifico tropicale centrale e orientale, fino alle coste di Perù ed Ecuador. La corrente calda si ripresenta con una cadenza che va dai da 2 a 7 anni. La sua durata complessiva va dai 9 ai 12 mesi. Porta con sé ondate di calore, siccità e alluvioni in varie parti del mondo.

In particolare, sono previste piogge su parti del Sud America, nel sud degli Stati Uniti, nel Corno d’Africa e nell’Asia centrale. Dietro l’angolo la possibilità di una crisi idrica su Australia, Indonesia e alcune aree dell’Asia meridionale.

Durante l’estate, l’influenza di El Niño fa sì che gli uragani si sviluppino nel Pacifico centro-orientale, con un conseguente ostacolo verso quelli sull’Atlantico. Vi è però un fenomeno opposto, chiamato “La Niña”, che provoca il raffreddamento della stessa area del Pacifico tropicale centrale e orientale. Negli ultimi tre anni la Nina si è ripetuta costantemente.

La Wmo: “Il mondo dovrebbe prepararsi allo sviluppo di El Niño”

Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione meteorologica mondiale, l’anno più caldo da quando si registrano le rilevazioni scientifiche è stato il 2016. Una statistica frutto dell’effetto combinato di un fenomeno molto potente e del riscaldamento globale di origine umana.

A Ginevra, Petteri Taalas ha sottolineato come il mondo non dovrebbe farsi cogliere impreparato dal nuovo sviluppo di El Niño, che potrebbe provocare conseguenze più forti che mai.

Il mondo dovrebbe prepararsi allo sviluppo del Nino. Potrebbe portare sollievo dalla siccità nel Corno d’Africa, ma potrebbe anche scatenare più eventi meteorologici estremi.

Si tratta, secondo Taalas, di un’ulteriore conferma della bontà dell’ultima iniziativa lanciata dall’Onu. “Primo allarme per tutti” ha lo scopo di istituire in tutti i Paesi del mondo sistemi di allarme tempestivi per gli eventi eccezionali.