L’ex Primo Ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, ha parlato della violenta crisi in corso e ha lanciato un avvertimento, dicendo di non sottovalutarla perché potrebbe diventare “un incubo per il mondo”. Intanto, diventa sempre più pesante il bilancio degli scontri.

Sudan, ecco perché secondo l’ex premier Hamdok il conflitto può trasformarsi in “un incubo per il mondo”

La guerra in Sudan va avanti con gli scontri che proseguono dopo la tregua violata nella giornata di ieri, 29 aprile.
La violenza esplosa lo scorso 15 aprile tra il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), guidato da Mohamed Hamdan Dagalo e l’esercito regolare che fa capo ad Abdel Fattah al-Burhane mette in ansia il mondo, con l’Onu impegnato nella protezione della popolazione civile coinvolta negli scontri e le superpotenze occidentali in prima linea per promuovere una mediazione diplomatica che, però, finora non ha portato gli esiti sperati.

A chiarire la gravità della situazione, interviene ora l’ex Primo Ministro sudanese, Abdalla Hamdok. Parlando a una conferenza tenuta a Nairobi, Hamdok ha lanciato un vero e proprio allarme a tutto il mondo sulle reali proporzioni del conflitto.

“Questo [il Sudan] è un paese enorme, diverso, penso che sarà un incubo per il mondo. Non si tratta di una guerra tra l’esercito e un piccolo gruppo di rivoltosi. Si tratta quasi di due armate, tra l’altro ben addestrate“.

L’ex premier, alla guida del paese tra il 2019 e il 2022, è consapevole delle difficoltà del portare le due fazioni al tavolo degli accordi di pace, ma è convinto che sia un obiettivo fondamentale, perché la guerra in corso, dal suo punto di vista, rischia di diventare peggiore di quelle in Siria o in Libia.

“[Guerre] che hanno creato centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi e hanno dato origine a un clima di instabilità in tutta la regione”.

Sale il bilancio del conflitto: 528 morti dall’inizio degli scontri

Intanto, si aggrava ulteriormente il bilancio di morti e feriti dall’inizio degli scontri fra esercito e paramilitari.

Il Ministero della Salute sudanese, tramite la sua pagina Facebook, ha, infatti, fatto sapere che i numeri ora parlano di 528 morti e 4599 feriti, per quanto riguarda i casi regolarmente registrati negli ospedali.