L’inverno demografico che – non da oggi – sta attraversando il nostro Paese preoccupa i più. Sono meno di 400.000 i nuovi nati in Italia nel 2021, a conferma di un costante declino della natalità iniziato nel 2009 e proseguito anno dopo anno. Ma quali sono i motivi di questo declino e soprattutto quali le soluzioni che può dare la politica? Come potrà il livello di benessere essere mantenuto costante con idee, risorse e forze, se ci sarà una popolazione in cui gli anziani prevalgono sempre più sui giovani?
Inverno demografico, Rondinelli (PD): “La donna è una risorsa per lo sviluppo sociale e strutturale del Paese”
Sul tema è intervenuta Daniela Rondinelli, europarlamentare PD, nella trasmissione “Nautilus” condotta da Vanessa Piccioni e Francesco Fratta in onda su Cusano News 7
Riguardo quello che ha proposto il governo sull’ipotesi di incentivare la natalità attraverso gli sgravi fiscali.
“Non credo che questa sia la soluzione. I Paesi più sviluppati stanno vivendo crisi di natalità. Io penso che politiche spot, del tipo bonus, sono delle soluzioni tampone. Nel nostro Paese ci sono problemi atavici per cui abbiamo calo demografico. Dobbiamo dare risposte strutturali, tra cui dare ai giovani la possibilità di decidere. I giovani non mettono su famiglia perché ci sono problemi legati alla fiducia del futuro. Oggi i giovani vivono una grande precarietà, attraverso tirocini e stage che sono vergognosi. Nel nostro paese col Jobs Act era stata inserita la possibilità di entrare con tirocini curriculari, ma finché rimaniamo agli stage i ragazzi non hanno la possibilità di mettere al mondo dei figli. Se pensiamo che proprio oggi il governo ha detto che non riuscirà a porre in atto la costruzione di asili nido, previsti nel PNRR, e il governo decide di non attuare questa scelta, la scelta è fatta e non va verso la soluzione”
È stato sottovalutato questo problema?
“Sì, il tema è proprio questo quando parlo di approccio culturale. Il fatto di avere un figlio non viene visto come un bene per la comunità, invece così dovrebbe essere. Il grosso ricade sui giovani e su chi decide di avere figli. Un giovane oggi che decide di avere un figlio o è un eroe o un incosciente. Noi non potremo mai risolvere il problema della denatalità, se pensiamo che il gap tra i nati e i morti dell’anno scorso non sarà recuperato. Andremo verso una società dove l’età media è più alta, dobbiamo cercare di invertire la rotta e questo lo abbiamo visto: il primo punto è scegliere sul lavoro femminile di qualità. Vuol dire uscire dal mercato del lavoro italiano caratterizzato da una segregazione per il settore femminile: dobbiamo invertire la rotta. Il tema è come noi li accompagniamo con un sistema di welfare e di qualità. In regioni del nord abbiamo un sistema di welfare pubblico. Oggi diventare genitore è diventato un problema. Ragioniamo sul problema sociale”
Bisogna lavorare su occupazione femminile ma anche sui giovani che non studiano né lavorano?
“Il problema dei NEET è proprio legato alla speranza di avere un lavoro stabile, un lavoro pagato equamente. Si vuole prevedere un salario minimo anche per i tirocini e per gli stage. Spero che ci sia una diversa valutazione del lavoro. La scorsa settimana ho incontrato il mondo orafo, in quel settore mancano 3000 professionalità. Dobbiamo investire in un sistema che permetta ai giovani di entrare nel mercato del lavoro con professionalità diverse. Spero che attraverso investimenti strategici si possano portare politiche a sostegno della famiglia, della natalità e del lavoro femminile. Le singole istruzioni spot non riescono a dare risposte a problemi cronici, strutturali. Bisogna capire che la donna è una risorsa per lo sviluppo sociale e strutturale del Paese”