Il rinnovo di contratto fino al 2027 e la Champions League da conquistare, per Danilo Cataldi è un finale di stagione tutto da vivere con la sua Lazio. L’accordo con il club era stato raggiunto da tempo e mancava solo la firma arrivata ad inizio settimana mentre per la massima competizione europea bisognerà ancora aspettare. I biancocelesti sono secondi in classifica e domenica sono attesa dal delicato match di San Siro contro l’Inter del grande ex Simone Inzaghi. Il regista tornerà a disposizione dopo il turno di squalifica scontato nelle sconfitta con il Torino.

Cataldi: il contratto con Lazio e il sogno Champions

La sconfitta contro il Torino nell’ultimo turno di campionato non ha alterato la classifica della Lazio. Un secondo posto meritato e sorprendente visto che sta tenendo sotto di lei tutte le formazioni piu accreditate per lo scudetto. La lotta Champions però è ancora lunga e complicata specialmente nella prossima settimana con i biancocelesti impegnati due volte a Milano, prima con i nerazzurri e poi con i rossoneri.

Come abbiamo digerito la sconfitta? Io ero allo stadio, partita sicuramente no per il risultato. La squadra l’ho vista bene, è stato un episodio. Giocare contro quel tipo di squadra è sempre complicato, lo sappiamo perché negli ultimi due anni contro di loro abbiamo raccolto poco. Siamo carichi e ci siamo, dobbiamo esserlo per forza perché mancano poche partite. La settimana che viene è fondamentale. Giochiamo due volte a Milano e poi col Sassuolo che nel girone di ritorno sta facendo un grande campionato, siamo nel punto dove dobbiamo dare tutto anche se c’è un po’ di stanchezza per mille motivi. Ma ci siamo

Danilo Cataldi ha raccontato la sua emozione nel legarsi per altri quattro anni alla Lazio andando a creare i presupposti per chiudere anche la carriera nella squadra che lo ha fatto crescere e lanciato nel grande calcio.

Percorso lungo, una parte di vita che spero di onorare fino all’ultimo. Fin quando me ne sarà data l’opportunità. Una cosa bella che abbiamo fatto insieme alla società e sono molto contento. È sempre stato il sogno del bambino e l’obiettivo di quando inizi a capire che potresti fare della tua passione un lavoro. C’è stato un momento in cui ho pensato che il sogno potesse fermarsi ma più una cosa recente. Quando sono andato in prestito l’obiettivo è sempre stato quello di tornare e anche quando sono tornato sapevo che ci sarebbero state difficoltà perché sapevo che la squadra andava molto bene e avevano comprato giocatori importanti. Sono rimasto con l’obiettivo di far cambiare idea alle persone e agli addetti ai lavori che si erano fatti un’idea sbagliata di me. Che non era solo come calciatore. L’idea sbagliata della persona era ciò che volevo far cambiare. Poi purtroppo non si può decidere tutto e non si può mai sapere. Poi le cose sono andate bene e tutto questo è stato possibile. Ci tenevo a far cambiare idea alle persone che mi avevano giudicato in fretta non solo come calciatore

Ci fu un momento di frattura fra l’ambiente e Danilo Cataldi. Era l’aprile 2017 e il centrocampista era in prestito al Genoa per sei mesi dopo che Inzaghi lo utilizzava col contagocce. La partita terminò 3-3 ma l’origine del problema ci fu al gol di Pandev che aprì la partita che ha visto l’esultanza del calciatore romano. Un chiarimento arrivato a fine stagione con la tifoseria.

Io penso di essere un ragazzo per bene, tranquillo. Cerco di essere nella normalità e appunto per questo quando, con tutto che c’è stato qualcosina e me ne dispiace, hanno cambiato idea su di me come persona proprio non mi andava giù. Mi sono detto ‘devo tornare e se qualcuno ha qualche dubbio, glielo devo togliere. Poi se dovessi prendere un’altra strada non devo avere rimorsi andando via in modo pulito. È stata una cosa per cui ho lottato. Poi le cose sono cambiate ringraziando Dio”

Il ruolo

Una carriera da centrocampista centrale alternandosi tra regia e mezz’ala di qualità. Con Maurizio Sarri sta completando la metamorfosi in regista di un centrocampo a tre che ha sia qualità in fase di impostazione che in fase di interdizione.

Sicuramente sono un altro giocatore, ho avuto anche l’opportunità di lavorare con allenatori che mi hanno cambiato sia tatticamente sia mentalmente. Poi è indubbio che più minuti accumuli sul campo, anche in determinate partite come un Lazio-Roma perché è normale le emozioni a volte ti fanno brutti scherzi o ti esaltano. Oggi faccio un ruolo diverso rispetto a sette anni fa, è proprio il lavoro sul campo che mi ha aiutato a crescere. Pioli? Il secondo anno è stato un mio rimpianto, non essere riuscito a fare il massimo come l’anno prima. È stato un peccato per me. Mi ricordo che ne parlammo in ritiro, lui cambiava anche modulo e mi ricordo che mi diceva ‘se c’è possibilità fai la mezzala, altrimenti il play’. Dipendeva anche dagli interpreti. Adesso con mister Sarri quel ruolo è diventato più mio perché è un anno e mezzo che ci gioco e in automatico si cresce

Sarri è stata la scintilla finale di un percorso iniziato tanti anni fa quando ha capito di dover rubare qualcosa ai suoi compagni. Da Cristian Ledesma a Lucas Biglia nella sua avventura iniziale con Stefano Pioli in panchina. Poi è arrivato Lucas Leiva con cui ha condiviso lo spogliatoio per cinque stagioni.

Ho avuto delle persone, prima di tutto, fantastiche. Ho iniziato con Biglia, Ledesma che tutt’ora sento. Poi è arrivato Leiva. Ho conosciuto tutti esperti di quel ruolo, con caratteristiche diverse. Tutti mi hanno dato una grossa mano, ma più di tutti Leiva. Ci ho giocato più tempo, ho una stima di lui come persona e giocatore enorme. Ci siamo confrontati tanto. Essendo suo compagno di squadra, guardandolo giocare ho visto la sua grandezza. Penso sia stato il mio punto di riferimento più grande