Un nuovo aumento delle pensioni minime e modifiche alla misura opzione donna potrebbero entrare nel decreto “Lavoro”, il provvedimento che il Consiglio dei ministri, già convocato da Giorgia Meloni, varerà il 1° maggio 2023. Il governo adotterebbe eventuali misure previdenziali nei limiti delle risorse che metterà a bilancio per il taglio del cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti, da attuarsi mediante un bonus contributivo dell’1 o del 2%. In tutto saranno 3,5 i miliardi di euro sui quali il governo dovrà soppesare le alternative lavorative e previdenziali: più si interverrà sulle pensioni minime e meno risorse saranno destinate all’aumento degli stipendi dei lavoratori dipendenti.

Pensioni opzione donna, nuovo aumento delle minime: ecco le ipotesi del decreto ‘Lavoro’ del 1° maggio 2023

Potrebbero entrare anche le pensioni minime e misure di revisione dell’opzione donna nel decreto “Lavoro” che il governo guidato da Giorgia Meloni varerà il prossimo 1° maggio. Per le minime, dopo il ritocco della legge di Bilancio 2023, si potrebbe arrivare a un incremento di 2,7 punti percentuali, stimabili in aumenti dei cedolini di 10 o 15 euro. La percentuale del 2,7% è quella garantita alle pensioni minime a partire dal 1° gennaio 2024: si tratterebbe di anticipare un aumento che comunque ci sarà, analogamente a quanto successo a ottobre scorso quando venne anticipato il 2% di aumento dovuto all’inflazione. L’aumento delle minime incontrerebbe i favori di alcuni partiti di maggioranza, soprattutto di Forza Italia e della Lega.

Pensioni opzione donna, quali novità potrebbero arrivare: allargamento della platea di uscita anticipata?

Sul fronte delle uscite anticipate delle lavoratrici, si parla di un allentamento temporaneo e fino al 31 dicembre 2023 dei requisiti dell’opzione donna. Si tratterebbe di ripristinare i requisiti validi fino al 31 dicembre 2022, prima che la nuova legge di Bilancio ponesse i vincoli attualmente in vigore che hanno ridotto la platea delle lavoratrici in uscita con la misura a poche migliaia di unità. Un nuovo allargamento, che come calcolato alcuni mesi fa consentirebbe l’uscita anticipata a circa 10mila lavoratrici che si sommerebbero alle 3mila già stimate con i nuovi requisiti di opzione donna, avrebbe il parere favorevole della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone che, a più riprese, si è espressa sull’allentamento dei vincoli.

Taglio cuneo fiscale e bonus contributivo: ecco le ipotesi di aumento stipendi dei dipendenti

Pensioni minime, opzione donna e taglio contributivo dovrebbero spartirsi la torta dei 3,5 miliardi che il governo ha puntato per gli aumenti degli stipendi dei lavoratori dipendenti. Tutto non si potrà fare. Dunque, la prima ipotesi è quella che il taglio del cuneo fiscale sulle buste paghe dei dipendenti possa essere per tutti dell’1% (e non, per alcuni, del 2%), andando ad aggiungersi al 3% stabilito per i redditi fino a 25.000 euro e al 2% per i redditi da 25.000 a 35.000 euro. L’ipotesi che finora era circolata, avvallata dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, era di un aumento di entrambi i livelli di reddito al 4% di bonus contributivo, con aumenti rispettivamente dell’1% e del 2% per le due platee.

Riforma pensioni, il Def non fa cenni su misure di uscita anticipata

Le misure che arriveranno dal decreto “Lavoro” sulle pensioni non rappresenteranno, in ogni modo, un anticipo della riforma che dovrà essere adottata dal governo in autunno, in vista della legge di Bilancio 2024. Ciò che è emerso negli ultimi mesi, tuttavia, è un rallentamento del lavoro della maggioranza sulla revisione delle misure di pensione anticipata, testimoniato anche dall’assenza di cenni, nel Documento di economia e finanza (Def), di una misura da adottare in sostituzione di quota 103 che terminerà la sua sperimentazione il 31 dicembre 2023. L’unica indicazione emersa in tal senso, è la citazione del disegno di legge collegato alla riforma pensionistica che, però, prenderà forma solo dopo le valutazioni del nuovo Osservatorio previdenziale, istituito al ministero del Lavoro, sull’impatto di spesa che una nuova misura flessibile di pensione anticipata potrebbe avere sul bilancio statale.