Giovanni Cremonese è un procuratore di calcio in rampa di lancio che si sta facendo notare grazie e soprattutto al suo modo di interpretare un ruolo sempre più importante per questo sport e per il suo futuro più immediato. Con la sua Agone Sport & Management, gira l’Europa (e non solo) alla ricerca di nuovi interpreti dello sport più amato in Italia ma con la voglia di scovare solo chi si ricorda che, seppur professionalmente, sta partecipando a un gioco. Lo ha spiegato lui stesso in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al giovedì in pieno drive-time e in radiovisione sul canale 264 del digitale terrestre dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.

Giovanni Cremonese procuratore, come vede questo mestiere

“Qua non si tratta solo di capire chi ha buona tecnica e una prospettiva di crescita interessante. Lavorando con i giovani, è importante conoscerli come persone e capire come supportarli anche a livello umano nelle loro fragilità. Alcuni hanno potenzialità enormi che, però, rischiano di non potersi esprimere al 100% per problemi personali come la lontananza dalle persone care o la difficoltà di integrarsi caratterialmente in una squadra nuova, ancor più se si è stranieri. Dobbiamo essere un po’ psicologi e un po’ papà. A volte una birretta in affetta risolve più di mille allenamenti.”

Giovanni Cremonese procuratore, come funziona una segnalazione

“Io il giocatore lo valuto dal vivo sul campo. Magari la segnalazione mi arriva tramite video o altri canali mediatici ma poi, se sono interessato, ho bisogno di andare a vederlo di persona. E non faccio valutazioni su una singola partita, quella si può anche sbagliare. Io lavoro a sensazioni. Con un pizzico d’esperienza che ritengo di avere, osservo i movimenti, l’atteggiamento, la giocata estemporanea, e là mi formo un’opinione.”

Sul significato di essere calciatori professionisti

“Io lo dico spesso ai miei ragazzi. Soprattutto i primi anni è un po’ come entrare in un regime militare. Contano gli allenamenti, la serietà ma anche lo stile di vita che si persegue e l’alimentazione. Per esempio Haaland dorme rigorosamente otto ore a notte e non sgarra mai perché il riposo è un elemento essenziale della prestazione. I ragazzi hanno voglia di divertirsi, lo capisco, ma Cristiano Ronaldo dimostra che un professionista lo è anche fuori dal campo. E’ una mentalità: o ce l’hai o non ce l’hai.”

Sul passato da calciatore

“Se ho giocato a calcio da bambino? Certo. E come molti sognavo di farlo di lavoro ma poi, col tempo, ho capito che non avrei raggiunto livelli alti. In campo ero serio e concentrato e rendevo bene ma sono per natura un compagnone. Mi mancava proprio quella mentalità extra-calcistica di cui ho parlato.”

Sulla dignità del mestiere

“I ragazzi dovrebbero capire che questo può essere un mestiere bellissimo e dignitosissimo anche nelle serie inferiori. Non è che tutti arrivano a giocare in Serie A o in Serie B ma fare tutto una carriera in D è comunque un’ottima prospettiva. Guadagni bene, non come i fuoriclasse ma in linea con altri giovani che fanno altri lavori, e giochi partite emozionanti.”

Sulla passione per il padel

“Gioco tanto, è vero. Ho iniziato quasi controvoglia. Credevo che fosse il tennis di chi non sapeva tenere in mano una racchetta ma mi sbagliavo. Mi diverto e conosco tanta gente, cosa che mi è sempre piaciuta molto. Se me la sento di sfidare il Presidente Stefano Bandecchi? Certo, ho già il compagno pronto.”

Ecco il link del podcast dell’intera intervista a Giovanni Cremonese:

https://www.radiocusanocampus.it/it/giovanni-cremonese-giovani-calciatori