Nanni Moretti presenta Il Sol dell’Avvenire a Roma nella cornice del suo Cinema Sacher, andiamo a scoprire tutto dalla trama al cast. L’ultima opera del cineasta è, come svelato anche dai materiali promozionali, sia un film sovversivo che d’amore in cui ha quasi chiuso idealmente un cerchio di quella definita come “una prima parte della sua carriera”. Tornerà tra un mese al Festival di Cannes, l’ultima volta c’era stato con “Tre Piani” e prima ancora nel 2001 con “La Stanza del Figlio“, e sarà come sempre uno dei favoriti per il palmares ma intanto si appresta ad uscire in oltre 500 schermi a partire dal 20 aprile con Rai Cinema.

Nanni Moretti Il Sol dell’Avvenire trama, cast e recensione

Un film personale per Nanni Moretti, che raccoglie gli applausi della critica nonostante a tratti risulti ridondante e didascalico nei suoi messaggi. Il protagonista del film, interpretato dallo stesso autore, Giovanni è un regista mentre la moglie Paola una produttrice. Quest’ultima è interpretata da Margherita Buy, che torna a collaborare con Nanni Moretti in una relazione artistica ormai diventata abituale. Giovanni gira un film ambientato nel 1956, scrive un film da Il nuotatore di Cheever e immagina un film con tante canzoni italiane. In questo connubio di “film nel film” c’è sicuramente la volontà di Nanni Moretti di voler lanciare un ulteriore appello alla libertà, sia nella vita che nell’arte messa a rischio dalle piattaforme accusate e chiamate per nome. C’è anche però l’ammonimento su un cinema sempre più violento e superficiale, nonostante la sua tradizionale ironia a tratti potrebbe rendere meno potenti i suoi messaggi. Commedia e dramma raggiungono l’apice nella costruzione del film quando si parla dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’URSS, che è così drammaticamente attuale alla situazione in Ucraina benché il film fosse stato girato prima. Si passa da scene geniali ad altre vuote ed inutili nel contenuto, inserite quasi per allungare il brodo in un’auto celebrazione in cui spesso cade Nanni Moretti. Il Sol dell’Avvenire vede un ricchissimo cast completato da Silvio Orlando, Barbara Bobulova e Valentina Romani.

Le parole di Nanni Moretti sulla trama de Il Sol dell’Avvenire e il significato del film video

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Nanni Moretti ha raggiunto con Il Sol dell’Avvenire l’ambizioso risultato di realizzare più film uno dentro l’altro, con una trama intricata e ricca: “Non ho mai avuto paura che fossero troppi gli elementi narrativi, questo perché volevo raccontare tutto questo. Stilisticamente sapevo anche che avrei girato in maniera diversa rispetto al passato, penso magari a “Mia Madre” in cui c’era anche Margherita Buy. Li scrivemmo le scene e poi il film nel film, invece questa idea di realizzare un film ambientato nel 1956 l’avevamo già messa su carta prima di scrivere e girare Tre Piani. Successivamente abbiamo avuto modo di riprenderla e costruirci intorno la vita del regista”, un’opera in cui si notano con chiarezza dei cambiamenti rispetto ai lavori precedenti “Ci sono temi e personaggi che ho affrontato nei miei film precedenti, la scrittura è un po’ diversa perché si cambia come persona. Io la prenderei più dal punto di vista della persona che della professione. Nei decenni un poco si può cambiare e quindi si riflette nella recitazione e nella scrittura”.

Proprio su questo aspetto spiega come la sceneggiatura sia cambiata, ma non a causa della Guerra in Ucraina iniziata ufficialmente pochi giorni dopo l’inizio delle riprese quasi in un modo tristemente profetico dato che si vedono le immagini dell’invasione dell’URSS a Budapest: “Non è cambiata la storia con la guerra, è cambiata però per alcuni incontri: penso al giovane regista molto diverso dopo l’incontro con l’attore,  un’altra cosa che è cambiata è la scena nel quartiere Mazzini quando si sente De Andrè dove si vedono le battute che ho suggerito io alla ragazza perché l’attrice (Blu Yoshimi ndr) non avrebbe mai potuto imparare velocemente una pagina intera di copione”, poi svela invece quali sono i cambiamenti più piccoli ma al contempo significativi “Credo siano solo due le frasi influenzate dalla guerra: la prima la dice Barbara Bobulova nel tendone del circo quando spiega che “apriremo le porte delle nostre case”, la seconda invece l’ho voluta cancellare io. Eravamo a Piazza Mazzini e dicevo che sembrava la Budapest degli anni ‘50 aggiungendo “Già vedo i carri armati avanzare lungo viale Carso”, ecco in quel momento la frase mi faceva impressione”.

La chiusura di un cerchio per Nanni Moretti, in attesa di Cannes

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Nanni Moretti poi racconta la scena finale del film, una parata festante dei Fori Imperiali che ha cambiato più volte rendendola quasi inconsciamente una sorta di testamento artistico: “L’ultima 20ina di inquadrature non erano previste, il film doveva finire con la parata a via dei fori imperiali e con Barbara e Silvio sull’elefante e con il ritorno di Pierre. Mentre giravo altre scene ho voluto far tornare tutti i personaggi del film, quindi ho richiamato tutti gli altri. Abbiamo girato questo il 21 giugno. Poi ho pensato di far tornare anche i personaggi degli altri miei film e quindi ho rigirato le ultimissime inquadrature per la gioia del produttore Domenico Procacci, quasi come la chiusura di un cerchio. Naturalmente io non dovevo fare la parata, ma mentre giravo mi è venuto in mente di guardare in macchina e salutare. Diciamo che con quel saluto forse chiudo questa primissima fase della mia carriera a cui seguirà la seconda e forse  anche una terza”, ha chiosato con il sorriso.

Il viaggio al Festival di Cannes con il ritorno in concorso dopo 22 anni potrebbe regalare grandi soddisfazioni con “Il Sol Dell’Avvenire”, ma Nanni Moretti lo vive con serenità: “Vado a Cannes con il solito spirito, il film è molto attesoin Francia. Sono stato a Parigi qualche giorno fa per controllare i sottotitoli, lì uscirà a giugno perché l’estate non è un taboo. È bello quando c’è una platea che ride e si commuove, ancora più bello quando la galleria e la platea sono enormi come a Cannes. Il cinema italiano c’è ed è vivo, avremo tre film. Un tempo i film d’autore venivano coccolati e uscivano con l’attenzione dovuta, ormai vengono gettati allo sbaraglio e il pubblico neanche capisce cosa sta uscendo. Questa incuria non è una cosa bella Il cinema italiano è vivo perché ci sono tanti registi anche giovani fino ai 65 anni bravi, poi ci sono gli Amelio e i Bellocchio. Non ci sono più belle trasmissioni sul cinema, ce ne sono tante sui libri. Film e registi ci sono, vanno trattati con più cura”. Nanni Moretti si sofferma poi anche sul grande assente sulla Croisette per l’Italia: “Posso dire che mi dispiace non sia a Cannes il nuovo film di Matteo Garrone pur non sapendo di cosa parli. Alice Rohwracher è una regista molto interessante di cui ho programmato i film, di Bellocchio posso dire di aver visto Esterno Notte al cinema nelle due parti. Gli sprazzi, i film, i registi e i guizzi ci sono sempre manca la cura intorno inteso anche come fenomeno industriale”.

Lo stato di salute del cinema italiano e la frecciatina a Netflix

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Nanni Moretti ha fatto un film sovversivo sotto molti aspetti, così come lo è anche lui per natura: “Ho sempre agito andando contro quella che era l’onda del momento. A metà degli anni ‘80 c’erano pochi film italiani radicati sul territorio e ho deciso di fondare una mia casa di produzione. Qualche anno dopo i cinema chiudevano, c’era il trionfo delle videocassette e io ho aperta questa sala nel novembre del ‘91. Più di 15 anni fa quando gli esordienti non se li filava nessuno ho cominciato a fare in Arena qui accanto il festival con gli esordienti. Anche ora in un momento di difficoltà delle sale io ho fatto finta di niente e ho continuato a pensare, scrivere, montare il mio film per farlo vedere al cinema. Cerco di non preoccuparmi troppo di quello che succede intorno”, mentre su Netflix criticata durante lo stesso film ha le idee chiarissime: “Le piattaforme vanno bene per le serie, i film devono andare al cinema”. Una chiosa finale sul suo mestiere di esercente: “Quello che posso fare è selezionare buoni film da far vedere al pubblico, credo che questa sarà sempre la cosa più importante”.