Come si fa ad andare in pensione prima dei 67 anni di età? La pensione anticipata conviene sempre? Nel giro di poche settimane le voci sull’inasprimento delle condizioni pensionistiche hanno spinto molti lettori a chiedersi se conviene davvero la pensione anticipata.

Lontani dall’uscita a 62 anni e 38 anni di contributi (Quota 100), poi passati a 64 anni e 38 anni contributivi (Quota 102). Fino ad arrivare all’innesco di requisiti troppo irraggiungibili, si parla infatti, di 41 anni di versamenti e 62 anni di età. Spaventa la continua corsa a correttivi anagrafici e contributivi, chi raggiunge i requisiti di una misura precedente, deve attendere il perfezionamento di quelli successivi.

L’origine dei pasticci previdenziali è diversa e complessa, lo sappiamo. Eppure, ci sono lavoratrici che premevano per la proroga di Opzione donna, ottenuta a caro prezzo. Chi si aspettava di andare in pensione con i vecchi requisiti della pensione Donna, non può farlo se non rientra nelle nuove condizioni. La verità è che il sistema previdenziale è diventato così ingarbugliato da sembrare sempre di più “un cane che si morde la coda“.

A dire il vero, l’unica certezza sono i requisiti dettati dalla legge Fornero, per cui i lavoratori per godersi la pensione devo raggiungere 67 anni di età con 20 anni di contributi. E, così, anche la pensione di vecchiaia sembra sempre più vicina. Per di più, indebolire le regole del sistema non gioverebbe ai conti pubblici e le modifiche finirebbero per impattare nuovamente sui lavoratori.

Pensione anticipata 2023

Per il 2023 esistono diverse formule previdenziali che permettono a una ristretta platea di aventi diritto l’accesso alla pensione anticipata, con termini e modalità diversi a seconda dei casi.

Ad oggi, la formula per la pensione anticipata viene individuata nella misura Quota 103. Per questa misura, il legislatore ha previsto la presenza di requisiti contributivi, anagrafici e condizioni, rendendo poco vantaggioso l’accesso allo strumento previdenziale.

Ottengono la pensione anticipata coloro che raggiungono 62 anni di età e 41 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2023 (salvo proroghe). Ricordiamo che la Quota 103 è stata introdotta per sostituire la Quota 102, entrambe istituite per ridurre lo scalone di Quota 100.

Per capire se conviene o meno richiedere la pensione anticipata Quota 103, occorre formulare diverse considerazioni. La prima riguarda la presenza di un importo pensione lordo non più alto di 5 volte il trattamento minimo, ovvero all’incirca un assegno del valore pari a 2.800 euro lordi. Tale requisito resta inalterato fino al perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ovvero sino a 67 anni di età.

Per maggiori dettagli, sulla pensione anticipata usuranti, ti consigliamo di leggere questo articolo.

Quanto si perde per l’uscita anticipata?

Una misura che non conviene a coloro che avrebbero diritto a un assegno pensionistico più alto del valore di 2.800 euro. In sostanza, la pensione anticipata Quota 103 non è una misura vantaggiosa per chi vanta una carriera lavorativa con un ottimo stipendio. Dunque, non conviene a coloro che avrebbero diritto a una pensione più alta del limite previsto nella misura.

L’altro aspetto da considerare riguarda la pensione anticipata ordinaria. In sostanza, i lavoratori che rientrano nei requisiti della misura Quota 103, si trovano a un mese di distacco dalla pensione anticipata ordinaria, ovvero dalle regole previste dalla legge Fornero.

Ottengono la pensione anticipata ordinaria i lavoratori che maturano 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne, mentre per gli uomini servono 42 anni e 10 mesi. Intanto, la legge Fornero non ha previsto un requisito anagrafico, ma solo un’anzianità contributiva. Difatti, questa misura risulta essere molto più vantaggiosa della misura Quota 103, in quanto, prevede il calcolo dell’assegno sia con il sistema contributivo, retributivo e misto.

Bonus e limiti reddituali

Altro punto da considerare riguarda l’assenza di altre forme di reddito oltre alla pensione Quota 103, per cui esiste la possibilità di arricchire il trattamento con qualche introito maggiore, ma nei limiti di 5.000 euro annui e solo se l’attività lavorativa riguarda una prestazione autonoma e occasionale.

Oltretutto, le prime erogazioni del trattamento Quota 103 decorrono dal 1° aprile 2023, per cui non resta che capire quanti lavoratori hanno optato per quest’ultima uscita anticipata dal lavoro.

E, infine, esiste la possibilità di fruire del Bonus Maroni, un incentivo economico innescabile a domanda per coloro che rifiutano l’uscita anticipata. In questo caso verrebbe arricchito lo stipendio, ma ridotta la pensione per l’effetto della perdita dell’accredito contributivo che verrebbe girato sullo stipendio.

In sostanza, i contributi maturati alla data del rilascio del bonus Maroni resterebbero invariati fino alla pensione, senza possibilità di incremento.