Elon Musk è alla ricerca di partner per far partire la sperimentazione umana di Neuralink, con i suoi chip che, stando alle parole del suo stesso creatore, dovrebbero migliorare la qualità della vita. L’indiscrezione della ricerca di nuovi partner arriva direttamente da Reuters, con la stessa agenzia stampa che ha riportato con l’azienda presieduta da miliardario sudafricano stia cercando con insistenza il Barrow Neurological Institute come partner, reputato uno dei migliori centri di neurochirurgia degli Stati Uniti. 

Neuralink inizia la sperimentazione umana?

L’avvio della sperimentazione arriva dopo un periodo decisamente travagliato per Neuralink, che, il 30 novembre scorso, aveva annunciato che i primi test del suo dispositivo N1 sarebbero partiti entro sei mesi. L’azienda, però, avrebbe ricevuto il parere negativo della FDA, rendendo ancora più confusa la strada da seguire e soprattutto la deadline. Oltre a questo Neuralink potrebbe dover affrontare un’indagine sul benessere degli animali da parte dell’Ispettore generale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. 

Oltre a questo l’azienda di Elon Musk vorrebbe collaborare a tutti i costi con il Barrow Institute, nonostante le possibilità, ad ora, siano decisamente poco. Per questo motivo la ricerca di partner va avanti, con la valutazione di altri istituti specializzati, seppur non sia facile trovarne uno all’altezza del Barrow. Neuralink ha progettato il suo impianto N1 per ricaricarlo a distanza e lavorare con fili elettronici che penetrano ulteriormente nel cervello. L’azienda ha sviluppato il robot R1 per impiantare il sistema BCI nel cervello evitando la vascolarizzazione. 

Lo stesso chip potrebbe essere presto ridotto ulteriormente dalla grandezza attuale, con lo stesso Elon Musk che, a novembre scorso, aveva dichiarato che il suo team era a lavoro per minimizzare l’impianto e renderlo ancor meno invasivo. Neuralink, tra l’altro, nonostante i grandi investimenti di Musk, deve recuperare terreno rispetto alla forte concorrenza nello spazio BCI. Insomma, tempi decisamente non felici per l’azienda e, più in generale, per il miliardario sudafricano, che deve fare i conti anche con la discesa del valore di Twitter.