Il primo ministro giapponese Fumio Kishida si sta recando in treno a Kiev per incontrare il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Il viaggio è stato organizzato in maniera “segreta” e cade temporalmente nel momento in cui il presidente cinese Xi Jinping si trova a Mosca dove ieri ha tenuto un bilaterale con Vladimir Putin.

La visita del premier nipponico non era annunciata ma era abbastanza “scontata” per un semplice motivo: il Giappone era l’unico Stato del G7 a non aver organizzato una visita di solidarietà alla popolazione aggredita ucraina. E il Paese del Sol Levante è chiamato a ospitare la prossima riunione delle principali economie mondiali a maggio. Come molti altri colleghi prima di lui, Kishida è giunto a Kiev in treno dalla Polonia.

Stando alle comunicazioni delle emittenti tv locali, Kishida terrà un discorso in cui elogerà il coraggio e la pazienza del popolo ucraino nel difendere la propria patria. Non solo, perché sarà annunciato il sostegno incondizionato all’Ucraina. Ieri Kishida ha incontrato il primo ministro indiano Narendra Modi a Nuova Delhi, in India.

Secondo fonti del ministero degli Interni giapponese, Tokyo ha finora contribuito per 7 miliardi di dollari nel supporto finanziario all’Ucraina e ha accolto più di 2.000 rifugiati in fuga dalla propria terra.

Guerra in Ucraina, le notizie di martedì 21 marzo: Kishida a Kiev

A margine degli incontri tra Xi e Putin, è stato annunciato il sorpasso della Russia sull’Arabia Saudita quale principale esportatore di petrolio verso la Cina. Secondo i dati comunicati, tra gennaio e febbraio 2023, la Russia ha fornito alla Cina 1,94 milioni di barili al giorno, un aumento significativo rispetto agli 1,57 milioni di barili al giorno registrati nello stesso periodo del 2022.

Risulta evidente che entrambi i leader stiano cercando di trasmettere l’immagine di un sodalizio in grado di rafforzare le rispettive economie: la Russia in particolare è quasi costretta a “sperare” in una relazione commerciale stabile e duratura con Pechino, per bilanciare gli effetti causati dalla perdita della domanda proveniente dall’Europa.

Sul campo lo Stato Maggiore ucraino denuncia circa 30 attacchi aerei russi nella giornata lunedì: uno di questi ha colpito Sloviansk, importante insediamento nella regione di Donetsk, quale nuovo fronte; gli altri, invece, hanno riguardato altri villaggi già pesantemente interessati dai bombardamenti, a cominciare da Kramatorsk. In totale sono 120 gli attacchi nemici fronteggiati dall’esercito di Kiev nelle ultime 24 ore.

Rimane alta la tensione e l’attenzione intorno a Bakhmut: lo ribadisce il vice ministro della Difesa ucraino Hanna Maliar, che ammette inoltre l’esistenza di progressi da parte delle truppe russe. Qui rimane attivo il gruppo mercenario Wagner, il quale continua a reclutare nuove leve forse in virtù di un numero consistente di perdite per cercare l’affondo all’interno della città simbolo della resistenza ucraina.

Il funzionario ha approfittato della domanda rivoltale per ringraziare tutti i soldati “che oggi difendono la città e le consentono di restare viva”. Ma il focus su Bakhmut (o Artemivsk come viene ribattezzata dai russi) rischia di far passare in secondo piano quanto sta accadendo nei villaggi limitrofi. Avdiivka, per esempio, a 50 km da Bakhmut, è assalito dalle milizie avversarie che avrebbero individuato alcuni siti strategici, così come a Ivanisk, 6 km da Bakhmut, dove è assiepata una linea di supporto al fronte di Kiev.