Save the Children Italia fa il punto della situazione del congedo di paternità in occasione della Festa del Papà.

I padri hanno iniziato a riappropriarsi del loro ruolo in famiglia e non vogliono più rinunciare al tempo speso con i figli a causa degli impegni lavorativi.

Antonella Inverno, responsabile di politiche per l’infanzia e l’adolescenza

Il tasso di utilizzo del congedo di paternità è cresciuto in quasi 10 anni più di 38 punti percentuali e aumentano in Italia anche le dimissioni volontarie tra i padri per esigenze di cura dei figli. Nel 2021, 155mila papà hanno usufruito del congedo della durata di 10 giorni: gli aumenti più sensibili legate alle motivazioni riguardano problemi di salute (+43,9%) e la riorganizzazione del lavoro in azienda (+66,2%). Un tema che è ancor più di attualità, dal momento che estende anche alle figure paterne una questione sociale tradizionalmente legata alle madri.

Congedo di paternità, i dati di Save The Children sul 2021

Il congedo di paternità è sempre più realtà: a dieci anni dalla sua introduzione, ha visto aumentare il numero di domande e la sua durata: oggi concede 10 giorni obbligatori e uno facoltativo ed è richiedibile tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto: non possono usufruirne i lavoratori autonomi e parasubordinati. Nel 2021 il tasso di adesione si è assestato al 57,6% (circa il 37% delle nascite totali del 2021).  

Il trend è destinato a crescere più in percentuale che in numero assoluto (pesa il calo demografico). Da un punto di vista qualitativo Save the Children Italia evidenzia però delle differenze: ad usufruirne sono soprattutto i padri che lavorano in imprese più grandi, con contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno. Enorme la discrepanza tra Nord e Sud: 17%.

Tra gli effetti collaterali si assiste a un aumento del numero di dimissioni e risoluzioni contrattuali consensuali: quelle maschili sono il 28% del totale, 10 anni fa non arrivavano al 3%. Non a caso il dato è decisamente in crescita sul 2020 (+55%), mentre è stabile quello delle madri (+14%), e il motivo è legato alla difficoltà (o all’impossibilità) di trovare soluzioni alternative che soddisfino domanda e offerta. Tanto è stato fatto ma non è ancora abbastanza in termini di politiche di rafforzamento dei servizi all’infanzia e un’organizzazione del lavoro maggiormente attenta all’equilibrio tra vita familiare e lavorativa

A commentare il dato emerso dal report odierno è intervenuta Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children che ha dichiarato:

Il cammino è ancora lungo e moltissimi passi avanti devono essere fatti per un cambiamento dei modelli culturali di riferimento maschili, per piena condivisione delle responsabilità familiare e per politiche pubbliche che sostengano la genitorialità, anche al fine di contrastare la crisi demografica in atto. Per questo motivo è fondamentale rafforzare i servizi per l’infanzia, come gli asili nido, che devono effettivamente diventare un livello essenziale di prestazioni per tutto il Paese. È necessario, allo stesso tempo, sostenere la condivisione delle cure genitoriali.

Insomma, un segnale importante che può rappresentare sicuramente l’inizio verso un cambio di passo sul ruolo del padre all’interno della famiglia.