Roberto Calderoli, nel giorno dell’anniversario del 161esimo anno dall’Unità d’Italia, rimarca il progetto politico su cui sta incentrando il suo mandato da Ministro: l’autonomia differenziata. L’unità che si festeggia in questa giornata, dice Calderoli, è da perseguire con la suddetto riforma delle competenze regionali. Il suo commento:

Oggi è la giornata dell’Unità d’Italia – riporta l’AGI – e sarebbe giusto e doveroso festeggiarla, e vorrei farlo anch’io, ma purtroppo sono costretto a utilizzare il condizionale, perché se dovessimo festeggiarla veramente questa unità, allo stato attuale, festeggeremmo un qualcosa che è solo scritto in Costituzione, un qualcosa auspicato da tutti e in primis dal sottoscritto, ma un qualcosa che purtroppo non esiste nella realtà dei fatti, nella realtà di tutti i giorni.

Questa la nota di Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie.

Calderoli, tutto sull’autonomia

Ma il pensiero del Ministro prosegue. E, continuando a tratteggiare gli aspetti positivi della riforma di autonomia differenziata, ha aggiunto:


Qualunque tipo di parametro di riferimento possa essere utilizzato, dal Pil, dall’occupazione, fino ai servizi erogati ai cittadini, ecc ecc… qualunque di questi parametri testimonia una dicotomia del Paese, peraltro una divisione del Paese non solo per due ma per tre, per quattro o per cinque… perché l’unitarietà non esiste non solo su un asse Nord-Sud, ma non esiste neppure in termini di diritti sociali nemmeno su assi diversi come le periferie rispetto ai centri delle grandi città, alle zone di montagne, all’insularità, ancora di più nelle piccole isole, o nelle aree marginali del Paese, e questo credo sia sotto gli occhi di tutti.

Festeggiare va bene ma l’unità va attuata. E, secondo Calderoli, la via più saggia per farlo è l’autonomia differenziata. Il Ministro, infatti, ha aggiunto:

Va bene festeggiare il principio dell’unità nazionale, ma oggi bisogna dargli finalmente un’attuazione, cosa che io intendo fare utilizzando l’autonomia differenziata regionale, avendo soprattutto come obiettivo proprio l’unitarietà ovvero che i diritti civili e sociali debbano essere garantiti a tutti su tutto il territorio nazionale.

La riforma nel merito

Il progetto di autonomia è stato approvato ieri in Consiglio dei Ministri ed ora verrà sottoposto al normale iter parlamentare. Ma per il governo è già una vittoria, come si evince dalle dichiarazioni festanti delle sue componenti. Calderoli, intanto, nella sua nota, entra nel merito degli aspetti della riforma sottolineando che l’obiettivo è:

La definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, che definiscono i diritti civili e sociali a cui ha diritto il cittadino, ogni cittadino, in ogni area del Paese – aggiunge – al di là delle 23 materie che potrebbero essere oggetto di devoluzione alle singole Regioni, una devoluzione possibile ma non scontata perché sottoposta ad una valutazione del Governo e del Parlamento, io mi chiedo se a fronte di una precisa definizione dei tributi che il cittadino deve pagare con certezza agli enti locali o allo Stato, al di là della riforma fiscale che sta venendo attuata, quando finalmente verranno definiti anche i servizi che in funzione di quel pagamento al cittadino dovranno poi essere davvero resi, indipendentemente dal fatto che questi servizi siano erogati da un Comune, da una Provincia, da una Regione o dallo Stato.

In conclusione:


Nel momento in cui si riuscirà davvero a definire il giusto ‘quantum’ che un cittadino deve pagare, e la giusta conseguente corrispondenza ai servizi cui ha diritto di ricevere, allora decideremo poi quale sia il livello amministrativo più efficace tra Comuni, Province, Regioni o Stato che possa erogare quel servizio a quel cittadino, garantendo così i migliori risultati possibili. Chi nega questo principio dimostra egoismo e manca di rispetto non solo nei confronti delle Regioni che vogliono assumersi questo onere e crescere di più, ma manca di rispetto anche ai propri cittadini cui nega non solo il diritto ad un’ulteriore crescita ma anche il raggiungimento di quel livello minimo di diritti che andrebbero garantiti a livello nazionale, e che invece oggi non sono affatto garantiti. Una volta realizzato tutto questo allora festeggerò anch’io con convinzione questa Unità d’Italia.