Parlando all’apertura della riunione annuale del Consiglio esecutivo dell’OMS, il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che “non c’è dubbio che ora la gestione della pandemia da covid sia decisamente migliore rispetto a un anno fa”, in riferimento all’arrivo dilagante durante l’inverno della variante Omicron.

Oltre al bicchiere mezzo pieno c’è anche quello mezzo vuoto, costituito dai 170.000 decessi da inizio 2023. Un valore ritenuto ancora significativo e che rilancia il messaggio diretto alle categorie fragili affinché ricorrano alla vaccinazione per completare o rinforzare il ciclo.

Da New York Ghebreyesus si è detto fiducioso “che il prossimo anno il mondo potrà definitivamente voltare pagina minimizzando il rischio”.

Covid, OMS rivede criterio di classificazione alfabetica

Il commento dell’OMS è arrivato in concomitanza con la diffusione dei risultati estratti dal Comitato di emergenza sulla pandemia da covid: oltre 13 miliardi di dosi di vaccino somministrate (circa il 90% della popolazione ha ricevuto almeno una dose).

L’espressione maggiormente utilizzata nella relazione è “punto di svolta”, anche se ormai la curva della campagna vaccinale è sostanzialmente piatta, almeno in Italia e in Europa. Allargando l’orizzonte ci sono ancora parecchie aree del mondo in cui c’è margine ulteriore di immunizzazione.

Cosa ne sarà del coronavirus nel futuro, dunque? La risposta dell’Organizzazione è netta: il Sars-Cov-2 sarà un agente patogeno stabilmente presente nell’organismo umano quanto in quello animale, e pertanto potenzialmente contraibile. Fortunatamente, nella quasi totalità dei casi la reazione del nostro corpo consentirà di ridurre gli effetti più gravi anche ora che le varianti Omicron sono pressoché stabilizzate.

Tra le novità citate anche il nuovo sistema di classificazione delle varianti, sempre basato sull’alfabeto greco, in base al grado di minaccia. La dottoressa Maria Van Kerkhove, epidemiologa di malattie infettive e responsabile tecnico della risposta Covid dell’OMS, ha ammesso che ormai Omicron e le sue sottovarianti sono dominanti al 100%, e dunque non necessitano più di particolare catalogazione. Al momento la sottovariante Omicron XBB.1.5, conosciuta con il soprannome di Kraken, costituisce da sola il 50% delle nuove infezioni.