Da settembre “Mia”, la Misura di inclusione attiva, potrebbe sostituire il reddito di cittadinanza e avere criteri più stringenti di reddito per accedervi. La misura, però, prevede una platea di beneficiari più ampia, soprattutto tra gli stranieri, dato che non saranno più necessari per fare domanda i 10 anni di residenza in Italia. Sarà ristretta anche la possibilità di rinnovo e il beneficio decadrà dopo il rifiuto di una sola offerta di lavoro.
Saranno due i nuclei beneficiari della prestazione: le famiglie con almeno un componente con disabilità, o minorenne o con almeno 60 anni di età, che beneficeranno della misura al 100% e gli altri nuclei senza un componente disabile, minorenne o con un componente di almeno 60 anni di età, per i quali la prestazione sarà ridotta al 75%.
Reddito di cittadinanza, Nicola Cicala: “La soluzione di chi non ha un lavoro è creare lavoro, e far sì che persone abbiano autonomia”
“Troppo spesso quando si parla di lavoro si gioca con le parole. Intanto il fatto che si debbano fare dei corsi non è stato scelto dal sindacato ma dal governo. Le politiche attive del lavoro hanno sempre previsto dei corsi. Attenzione che la formazione non venga usata per altre scelte. Sul tema del reddito di cittadinanza facciamo chiarezza: la soluzione di chi non ha un lavoro è creare lavoro, e far sì che le persone abbiano autonomia. Quando parliamo di lavoro parliamo di sussidi a persone che il lavoro non ce l’hanno. Poi c’è il problema dell’incontro tra domanda e offerta. Fare politiche del lavoro significa mettere insieme esigenze delle imprese con la formazione del lavoratore. La formazione c’entra. La complessità richiede che ci siano soldi per fare formazione.
La politica è diventata l’arte della ricerca e del consenso. Chi l’ha votata ha votato la sua proposta politica. Se accadrà che le persone troveranno lavoro siamo felici. La Meloni dice che hanno fatto tante cose per il lavoro, beh, sulle imposte e le tasse siamo molto lontani da quello che è l’impegno preso in campagna elettorale.
Di incentivi alle imprese ne sono stati dati, dovremmo essere alla piena occupazione. Altre forme di incentivo io credo che ci sia un problema delle nostre imprese di stare sul mercato. Gli imprenditori capaci non hanno difficoltà a pagare i propri dipendenti. Certo, sul lavoro le imposte sono elevate, ma sono più gravi quelle dei lavoratori. La storia della flat tax è questa: che siano troppo alte le imposte sui redditi da lavoro è idea condivisa. Sono vent’anni che c’è questo problema: il fisco troppo pesante, il problema della precarietà.
Il popolo italiano è tutt’altro che un popolo di fannulloni. Le persone non riescono perché non trovano lavoro nel posto nel quale sono. I grandi centri hanno una realtà diversa rispetto ai piccoli centri. Ci sono varie tematiche, ma sono temi complessi che andrebbero affrontati con grande onestà intellettuale. Bisogna muovere più leve e la politica non ha tempo quando è alla ricerca del consenso. Chi prende 300 euro al mese, tra qualche anno cade in depressione o finisce in mezzo alla strada.
Provo un senso di fastidio e frustrazione. Io mi sono laureato facendo il cameriere. 40 euro a sera, come prendevo io, sono pochi. Il lavoro nero è un problema, andrebbe assolutamente abolito. Va corretto il sistema perché io sono d’accordo che un ragazzo di 21 anni vada a lavorare piuttosto che prendere il reddito di cittadinanza.