Proseguono le indagini degli inquirenti sulla morte di Alessandro Gozzoli, il 40enne trovato nel suo letto, con mani e piedi legati, a Casinalbo di Formigine, in provincia di Modena, lo scorso 10 marzo. Stando alle ultime informazioni, un filmato potrebbe indicare un possibile sospetto. Per il momento gli inquirenti non escludono nessuna pista; la più accreditata sarebbe però quella di una morte involontaria causata forse da un gioco a sfondo sessuale finito male.

Alessandro Gozzoli Casinalbo, trovato morto legato nel letto: possibile svolta nelle indagini

Il ritrovamento del corpo risale allo scorso 10 marzo. Secondo le prime ricostruzioni, Alessandro, originario di Bazzano, in provincia di Bologna, si era trasferito a Casinalbo per avvicinarsi al luogo di lavoro. Da qualche anno, infatti, era impiegato come consulente per un’azienda nei pressi di Modena. Proprio la sua datrice di lavoro, non vedendolo arrivare e non avendo ricevuto sue notizie, avrebbe dato l’allarme. Le forze dell’ordine lo avrebbero trovato senza vita nel letto, con mani e piedi legati, all’interno della sua abitazione, messa a soqquadro. Ecco perché, dopo aver ipotizzato che la causa del decesso fosse da rimandare a un gioco erotico finito male, avrebbero deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta con l’ipotesi di omicidio preterintenzionale, per svolgere tutti gli accertamenti del caso.

Sarebbe stata ritrovata all’interno di un garage, invece, l’auto della vittima, una Lancia Y che in un primo momento era scomparsa. Quel che è certo, secondo gli inquirenti, è che Alessandro abbia aperto la porta di casa a colui o colei che lo avrebbe poi ucciso. Ecco perché, in questi giorni, stanno passando al setaccio i tabulati telefonici e le chat delle app di messagistica del suo cellulare, con l’intento di capire se avesse un appuntamento con qualcuno. Nelle ultime ore, poi, sarebbe spuntato anche un video di cruciale importanza: stando a quanto riportato dal Resto del Carlino, le telecamere di videosorveglianza installate nei pressi dell’abitazione del 40enne, avrebbero ripreso una persona abbandonare la casa di Gozzoli nella notte tre il 9 e il 10 marzo, quella in cui l’uomo sarebbe morto. Non è chiaro se questa persona sia già stata identificata.

Le immagini sarebbero già al vaglio delle autorità competenti, che starebbero anche ascoltando le testimonianze di conoscenti e vicini della vittima. Alcuni avrebbero raccontato di aver sentito la porta di casa Gozzoli sbattere intorno alle 22.30 di giovedì sera; l’uomo aveva scambiato l’ultimo messaggio con un amico alle 19. Fondamentale per ricostruire quanto accaduto in questo arco di tempo e stabilire l’ora esatta del decesso sarà l’esito dell’esame autoptico disposto sul corpo, il cui incarico è stato affidato per oggi, 15 marzo, alla dottoressa Alessandra Silvestri. Per il momento la vicenda resta un giallo. Sembra essere lontana solo l’ipotesi della rapina, che il responsabile o i responsabili potrebbero aver simulato – creando disordine nell’abitazione – per sviare le indagini. “La famiglia di Alessandro si è chiusa nel dolore e attende che le indagini facciano il loro corso”, ha fatto sapere, intanto, il legale che difende i familiari della vittima, l’avvocato Rita Nanetti.

Quando si parla di omicidio preterintenzionale

A differenza dell’omicidio volontario, l’omicidio preterintenzionale è quello commesso “oltre l’intenzione” di chi agisce, dalle cui azioni deriva un evento dannoso o pericoloso più grave di quello voluto. In poche parole, è un omicidio che consegue ad altri reati. Il colpevole, cioè, picchia, percuote o provoca lesioni alla vittima, senza la volontà di ucciderla: a causa di queste ferite, però, il soggetto muore. Si tratta di un reato punito con una pena che va dai 10 ai 18 anni di reclusione, anche a seconda del fatto che siano riconosciute o meno delle aggravanti.