Accadde oggi 12 marzo 1909: la Mafia uccide Joe Petrosino. Giuseppe Petrosino, detto Joe, era nato a Padula nel salernitano il 30 agosto 1860. E’ stato un poliziotto italiano naturalizzato statunitense: pioniere nella lotta alla criminalità organizzata. Basti pensare che le tecniche di lotta al crimine, di cui Petrosino è stato ideatore, sono ancora oggi utilizzate dalle forze dell’ordine (nella foto: Joe Petrosino).

Accadde oggi 12 marzo 1909: la Mafia uccide Joe Petrosino

Sono passati 114 anni da quando Joe Petrosino tornò in Italia per seguire una pista che forse lo avrebbe portato a infliggere un colpo decisivo a quella che all’epoca era la “Mano Nera”: un insieme di bande che praticava estorsioni all’interno delle comunità italiane nelle città statunitensi all’inizio del XX secolo. La missione era top secret, ma, a causa di una fuga di notizie, tutti i dettagli furono pubblicati sul giornale New York Herald.

L’agguato al superpoliziotto

Nonostante la fuga di notizie, Petrosino decise di partire lo stesso per l’Italia nell’errata convinzione che in Sicilia la Mafia, come a New York, non si sarebbe mai azzardata a uccidere un poliziotto. Si sbagliava. Infatti, alle 20:45 di venerdì 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, scatenarono il panico tra la gente che era in attesa del tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. Fuggirono tutti tranne il giovane marinaio anconetano Alberto Cardella il quale si lanciò coraggiosamente verso il Giardino Garibaldi, nel centro della piazza, da dove erano giunti gli spari. Fece in tempo a vedere un uomo cadere lentamente a terra e altri due che scappavano.

La morte di Petrosino e le conseguenze

Non ci fu niente da fare per Joe Petrosino raggiunto da quattro pallottole: una al collo, due alle spalle, e una quarta mortale alla testa. Il console statunitense a Palermo telegrafò al suo governo, quanto segue: “Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire”. Il governo italiano mise subito una taglia sugli assassini: 10.000 lire, corrispondenti a quasi 40.000 euro di oggi, per chi fosse stato in grado di dare notizie utili alla cattura dei responsabili. La paura della Mafia però fu più forte dell’attrazione esercitata da quell’elevata somma di denaro e le bocche dei siciliani rimasero cucite. Successivamente, a New York, ben 250.000 persone parteciparono ai funerali di Joe Petrosino; un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale negli Stati Uniti. Il sostituto di Joe Petrosino fu un altro italo-americano: Michael Fiaschetti, nato a Morolo nel frusinate e appartenente all’Italian Squad dello stesso Petrosino.

Le indagini sull’omicidio di Joe Petrosino

Nel tempo le indagini portarono ad accertare che dietro l’uccisione di Joe Petrosino ci fosse il boss Vito Cascio Ferro di Bisacquino, tenuto d’occhio da Petrosino sin da quando questi era a New York; inoltre, il nome di questo boss era in cima a una “lista di criminali” redatta dal superpoliziotto trovata nella sua stanza d’albergo proprio il giorno in cui venne ucciso. Mentre, secondo altre fonti esiste un collegamento tra la morte di Petrosino e alcuni personaggi malavitosi appartenenti alla cosca newyorkese di Giuseppe “Piddu” Morello, noti per il loro presunto legame al caso del “corpo nel barile”: un famoso omicidio avvenuto a New York nel 1903. Infatti, due uomini di questa cosca, Antonino Passananti e Carlo Costantino, erano ritornati in Sicilia nello stesso periodo del viaggio di Petrosino rimanendo in contatto con il boss newyorkese.

La storia su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV. “La Storia Oscura”, dal lunedì al venerdì on air sulla radio dell’Università Niccolò Cusano dalle 13 alle 15. “A Spasso nel Tempo”, in onda sul canale 264 del digitale terrestre alle 20.30 del martedi. E poi la storia del crimine anche a “Crimini e Criminologia” tutte le domeniche alle ore 21 su Cusano Italia TV.