Tutto fa pensare, ormai, che Stefano Bonaccini sarà il prossimo presidente del Partito Democratico. Dovrebbe essere questo il modo attraverso cui Elly Schlein, nell’intento di tenere unire il partito, coinvolgerà la corrente che risponde al presidente dell’Emilia-Romagna per la ricostruzione del Pd. Manca ancora un passaggio che dovrebbe arrivare in seno ad un confronto – riporta l’AGI – fissato per il tardo pomeriggio odierno. Subito dopo il funerale di Bruno Astorre, a cui Elly Schlein ha partecipato in mezzo a una folla di circa un migliaio di persone arrivate a Colonna, comune dei Castelli Romani, per salutare il senatore dem.

La segretaria dem è sempre stata chiara sul fatto che “ci sarà un ruolo” per Bonaccini. Vuole evitare spaccature ancora prima di iniziare il suo lavoro. I parlamentari dem convengono con la linea della neosegretaria: “Se si vuole fare una cosa ordinata – riportano fonti dell’AGI la soluzione migliore è quella della presidenza di Bonaccini”. Il ruolo in questione, infatti, è percepito come più congeniale rispetto a quello in segretaria – magari come Vicepresidente – che potrebbe fungere da attrito alla linea della nuova segretaria. Tutt’al più considerando che è: “Difficile – dice la fonte – che Stefano accetti di essere vice qualcosa”. Meglio la presidenza, dunque. Carica prestigiosa ed operativa, ma che lascia lo spazio per organizzare anche proposte politiche.

Bonaccini presidente Pd: la situazione

Ma non tutto il fronte di Bonaccini sembra vederla allo stesso modo. Tra quanti hanno sostenuto il presidente dell’Emilia-Romagna al congresso, infatti, c’è chi nutre delle perplessità. Il ragionamento è che la carica di presidente a Bonaccini, di fatto, chiuderebbe qualsiasi possibilità di entrare in segreteria e di incidere veramente nella gestione del Pd. Meglio, è il ragionamento che viene fatto, cercare di avere ruoli nell’esecutivo dem piuttosto che accettare una sola carica, seppur di peso. E, perché no, cercare di ottenere anche la presidenza di un gruppo parlamentare.

Nodo capigruppo

Infatti, tra i nodi da sciogliere in termini di cariche, c’è quello relativo ai capigruppo di Camera e Senato. Ruoli attualmente ricoperti, rispettivamente, da Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Scelte, ambedue, dall’ex Segretario Enrico Letta. Tanto Debora Serracchiani quanto Simona Malpezzi sono dirigenti stimate da Schlein, ma la leader dem sa anche che in parlamento non gode della maggioranza di cui gode negli organi statutari. Inoltre, la Segretaria è stata chiara sulla volontà di tratteggiare un indirizzo di “unità, ma nella chiarezza della linea politica”. È evidente, dunque, che i capigruppo – o le capogruppo – saranno sua espressione.

Sul lavoro dei gruppi parlamentari, inoltre, Schlein intende costruire tutta o quasi l’azione di opposizione al governo di Giorgia Meloni. Qualche assaggio si è avuto nella settimana che si sta per chiudere, con l’audizione di Piantedosi in Commissione, quando Schlein e le altre opposizioni ne hanno chiesto le dimissioni per il disastro di Cutro, e poi in Aula, con la dura reazione di Peppe Provenzano (uno dei papabili per il ruolo di capogruppo alla Camera) all’informativa del ministro. Per non parlare della difesa della legge sulle madri detenute o dello scontro con la maggioranza sull’elezione dei giudici speciali.

Insomma, le prossime ore saranno decisive per comporre lo schema del nuovo Pd di Elly Schlein. E, nonostante qualche disarmonia di veduta, sembra filtrare prevalentemente ottimismo sul fatto che Bonaccini sarà il Presidente Pd. Una fonte dem ha detto all’AGI: “Schlein e Bonaccini si conoscono da tempo, hanno lavorato fianco a fianco e non ragionano con le logiche delle correnti contrapposte”.