Chi può andare in pensione con opzione donna nel 2023? Che novità ci sono su Opzione donna 2023? L’INPS nella circolare n. 25/2023 ha spiegato i criteri operativi della pensione donna 2023, più conosciuta come Opzione donna. La presenza dei requisiti “soggettivi bloccano quello che un tempo era l‘accesso libero ad Opzione donna.

Pensioni, stop libero alla misura Opzione donna 2023

La stretta sulla misura varata dalla Manovra 2023 ha bloccato l’accesso libero alla pensione donna per l’anno in corso. Adesso i requisiti che determinano l‘erogazione della pensione anticipata per la donna sono completamente diversi rispetto al passato.

Opzione donna, si ottiene quando si raggiunge l’età pensionabile, 60 anni e il requisito contributivo minimo di 35 anni.

Al momento, possono richiedere il pensionamento anticipato le donne lavoratrici che rientrano nella categoria di tutela di sostegno al reddito, quali:

  • “lavoratrici che assistono una persona con disabilità grave ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
  •  lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale;
  • lavoratrici con una riduzione della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità civile dal 74%”.

L’Ente nazionale della previdenza sociale nella circolare n. 25/2023, ha reso operativi i requisiti indispensabili per la pensione anticipata Opzione donna. In particolare, vengono illustrati i punti salienti delle disposizioni normative in materia di pensione donna contenuti nella legge n. 197/2022 (Legge di Bilancio 2023).

La pensione di anticipata spetta a chi ha maturato i requisiti di età, di contribuzione, entro il 31 dicembre 2022. I requisiti non sono uguali per tutte le donne, ma cambiano in funzione delle condizioni, meglio descritti nel paragrafo successivo.

Che novità ci sono su Opzione donna 2023?

La pensione donna non ha più un accesso libero, ma vincolata ad una “condizione soggettiva”, necessaria all’atto della presentazione della richiesta. In sostanza, non ci sarebbe nulla di nuovo se paragonata all’anticipo pensionistico Ape sociale. Ora, va da sé che la stretta sulla misura preclude l’accesso a tutte le lavoratrici, se non rientrano in una delle condizioni previste per i profili di tutela, tra cui:

  • “lavoratrici che assistono, al momento della richiesta per l’accesso alla pensione anticipata da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente affetto da disabilità grave secondo le disposizioni normative previste nell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Per cui, il riferimento cade sulla cura e assistenza di un parente o un affine di secondo grado convivente. Se genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano raggiunto la soglia anagrafica di settanta anni di età o in condizioni invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • lavoratrici che presentano una riduzione della capacità lavorativa, regolarmente verificata dalla Commissione ASL e INPS chiamata a verificare la sussistenza dello stato di invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento;
  • lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa (art. 1, comma 852, della legge 27 dicembre 2006, n. 296)”.

Chi può andare in pensione con opzione donna nel 2023?

La domanda di pensione Opzione donna può essere compilata in via telematica utilizzando il sito ufficiale INPS, presso gli
uffici dell’Ente nazionale di previdenza sociale o presso gli Enti di Patronato. Si ricorda, che la pensione anticipata si ottiene quando si raggiunge l’età pensionabile, 60 anni e il requisito contributivo minimo di 35 anni, perfezionati entro il 31 dicembre 2022.

Le genitrici ottengono uno sconto sul requisito anagrafico pari a un massimo di due anni, ovvero un anno per il primo figlio, mentre diventa di due anni dal secondo e terzogenito e così via.

Nel merito, va detto, che le lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi, la riduzione di due anni si applica a prescindere dalla presenza del carattere genitoriale. Dunque, possono presentare la domanda per la pensione anticipata le donne con 58 anni e 35 anni di contributi, se perfezionati entro la data ultima del 31 dicembre 2022.