Sciopero 8 marzo. La Festa delle donna è una giornata dedicata interamente al mondo femminile, nata con lo scopo di ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche ma anche sottolineare ancora una volta il divario con gli uomini in ambito professionale, dei diritti e delle discriminazioni. Non è un caso che il nome originale della festa sarebbe Giornata internazionale dei diritti della donna. Per l’occasione a Parma è stato organizzato dai sindacati base uno sciopero e da alcune realtà un corteo transfemminista che avrà luogo l’8 marzo.

Sciopero 8 marzo a Parma

Mercoledì 8 marzo, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e dello sciopero indetto dai sindacati di base, a Parma alcune associazioni hanno organizzato un corteo transfemminista che partirà dalle 16,30 da piazzale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Gli ideatori sono la Collettiva Transfemminista Medusa, Artlab Bene Comune, Friday for Future Parma e Ecologia Politica Parma.

Corteo Transfemminista

Il corteo nasce dalla voglia di tutte coloro che vengono discriminate di essere accettate dalla società sotto ogni punto di vista. Basta mettere n mostra il corpo solo per apparire, lo sfruttamento del proprio fisico deve finire ed per questo e tanti altri motivi che avrà luogo la manifestazione.

Se le nostre vite e i nostri territori non valgono allora noi scioperiamo – si legge in un documento degli organizzatori – Ci dicono che i nostri corpi devono essere oggettificati, sessualizzati e stuprati. Ci costringono a vivere in territori sfruttati, depredati, inquinati. Noi non siamo più disposte a sacrificare il nostro tempo e la nostra vita sull’altare del profitto”.

Il documento che è stato pubblicato dagli organizzatori approfondisce punto per punto le loro richieste: “Parliamo di tutti i corpi non conformi agli standard, dei corpi socializzati femminili, dei corpi queer. Parliamo di tutte le soggettività migranti, non bianche, che vivono le periferie della società. Le stesse periferie che vengono escluse dai progetti di welfare, in cui l’accesso ai servizi di base viene reso difficile o addirittura negato. Non vogliamo più mettere il nostro tempo al servizio del lavoro produttivo e riproduttivo, nell’ottica del profitto di pochi sulle spalle di molte. L’8 marzo saremo in piazza anche per dire no ad un sistema che paragona le persone socializzate come donne a meri contenitori passivi di vite che devono ancora nascere, per essere messe al servizio del capitale. Pretendiamo il diritto all’autodeterminazione sui nostri corpi, la possibilità di scegliere se, come e quando avere figli3 e pretendiamo il diritto di vivere in un ambiente sano”. Si legge ancora.

Si parla dell’ambito lavorativo, del precariato che tra le donne aumenta giorno dopo giorno senza nessun tipo di tutela idonea.

E poi ancora: “Rifiutiamo un sistema dove il diritto alla cittadinanza è un merito, e i requisiti per ottenerla sono i privilegi di un lavoro stabile, di una residenza certa, di un’integrazione culturale e linguistica. Vogliamo un accesso alla contraccezione d’emergenza facile, gratuito, sicuro e un approccio ad essa non colpevolizzante: vogliamo che le farmacie, i consultori e gli ospedali facciano effettivamente rete tra loro per fornire tutte le informazioni a noi necessarie per permetterci di decidere autonomamente sui nostri corpi. Vogliamo l’eliminazione dei 7 giorni di ripensamento tra la richiesta di effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza e l’operazione, perché esempio di questa narrazione criminalizzante. Vogliamo poter accedere alla contraccezione, all’IVG farmacologica e chirurgica e alla terapia di affermazione di genere senza dover richiedere la tutela legale o dei genitori per tutte le persone con utero minorenni”.

Gli organizzatori fanno riferimento alla città di Parma, ma la situazione generale non è delle migliori, da Nord a Sud, nel 2023 sono ancora tante le problematiche legate al mondo femminile irrisolte.