Che cos’è la trichinellosi (o trichinosi) e perché sta mettendo in allarme la Puglia? Si tratta di una malattia causata da un parassita trasmesso dagli animali all’uomo per via alimentare, in caso di ingestione di carne cruda o poco cotta di suini o equini infetti. Un’infezione di cui si parla, negli ultimi giorni, soprattutto in relazione alla Puglia, dove sarebbero ormai più di 10 i casi di contagio tra persone che hanno consumato carne di cinghiale.

Che cos’è la trichinellosi, trasmissione e sintomi della malattia

La trichinellosi, detta anche trichinosi, è una zoonosi (si trasmette cioè dagli animali all’uomo), causata da vermi cilindrici appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano. A riportarlo è l’Istituto Superiore di Sanità. In poche parole, dopo essere state ingerite, le larve passano nell’intestino, dove si sviluppano fino a diventare adulte e poi si riproducono. La trasmissione avviene esclusivamente per via alimentare (e non da uomo a uomo), attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita, cosa che si verifica principalmente nel caso della carne suina (maiali e cinghiali) o equina. Una volta trascorso il periodo di incubazione, che può varirare dai 5 ai 45 giorni, a seconda del numero di parassiti ingeriti, si sviluppano i sintomi: diarrea (presente nel 40% circa delle persone infette), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia (sensibilità degli occhi alla luce) e febbre. Disturbi in presenza dei quali vengono prescritti specifici esami, che possono poi portare o meno ad una diagnosi. In Europa, al momento, ne esistono quattro tipi: il più comune è la T. Spiralis, che si può facilmente evitare seguendo delle norme igienico-sanitarie, tra le quali:

  • consumare la carne ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore;
  • nel caso si allevino suini, impedire che mangino la carne cruda di altri animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infettati dal parassita e fare in modo, in corso di macellazione, che gli animali siano esaminati accuratamente da un veterinario.

La situazione in Puglia

Dopo i casi di trichinellosi registrati lo scorso novembre in provincia di Frosinone, quando un’analisi aveva permesso di individuare diversi cinghiali infetti, poi abbattuti, l’allarme trichinosi è ora particolarmente elevato in Puglia, dove, secondo fonti locali, in seguito al primo caso accertato di un uomo ricoverato all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, sarebbero già più di 10 le persone contagiate dopo aver mangiato carne di cinghiale. In particolare, cinque casi sarebbero già stati accertati, mentre altri cinque sarebbero in corso di accertamento. Tra loro, ci sarebbe anche una bambina di 10 anni. L’ipotesi è che il contagio possa essere avvenuto nel corso di un pranzo a base di cinghiale seguito a una battuta di caccia oppure all’acquisto di una partita di salsicce e salami non controllati, consumati durante le vacanze natalizie, considerato il periodo di incubazione anche piuttosto lungo. Le prime positività sarebbero state accertate, infatti, all’inizio di questo mese. “Un segno caratteristico che hanno avuto tutti è l’edema delle palpebre con rash cutaneo” ha spiegato a Foggia Today Lino Centolanza, dirigente medico dell’Asl di Foggia, che si è occupata dell’indagine epidemiologica e dei controlli nelle macellerie della zona, che hanno dato esito negativo. “I dolori muscolari sono il vero campanello d’allarme”, ha proseguito l’esperto, che ha specificato: “Le carni incriminate sono quelle di suino, maiale e cinghiale. Non ci sono pericoli per la carne di bovino, perché non mangia carcasse d’animale infette”. Attualmente tutte le persone contagiate non sarebbero in pericolo.