Proseguono le indagini per cercare di capire l’origine del Covid nel febbraio 2020. Il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha concluso che la pandemia è stata molto probabilmente provocata da una fuga di laboratorio rivela il Wall Street Journal. È quanto emerge da un rapporto di intelligence classificato recentemente consegnato alla Casa Bianca e ai membri chiave del Congresso.

Intervistato ai microfoni della CNN, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, non si sbilancia: “Non abbiamo una risposta definitiva sulla possibilità che l’epidemia di Covid sia stata provocata da una fuga di laboratorio. Quello che posso dirvi è che il presidente Biden ha ordinato, ripetutamente, ad ogni elemento della intelligence community di riservare ogni sforzo e risorsa per andare a fondo alla questione”.

La tesi più sostenuta pone la città cinese di Wuhan come epicentro della pandemia, lo scorso luglio sono anche stati pubblicati due studi sulla rivista Science secondo i quali il Covid si sia diffuso dagli animali vivi venduti nel mercato di Wuhan. L’analisi coordinata dal professor Michael Worobey – direttore del Dipartimento di ecologia e biologia dell’università dell’Arizona – ha coinvolto esperti di diverse nazionalità e ha prodotto i testi che escludono di fatto ogni ipotesi alternativa per l’origine della pandemia.

Origine Covid. Il lavoro dell’OMS

Recentemente, 7 settimane fa, ho inviato una lettera a un alto funzionario in Cina, chiedendo cooperazione perché abbiamo bisogno di cooperazione e trasparenza sulle informazioni che chiediamo per sapere come Covid è iniziato. Io assicuro che continueremo a spingere e a perseverare fino a quando non avremo la risposta“. E’ l’impegno preso del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che durante il consueto briefing settimanale con i media ha voluto rassicurare sul fatto che l’Oms non ha smesso la sua attività di ricerca sulle origini di Sars-CoV-2 per cercare di capire come sia avvenuta la diffusione su scala mondiale.

Perché – ha argomentato il Dg – questo è scientificamente e moralmente corretto. Penso che dare seguito allo studio sulle origini del coronavirus e sapere come è iniziata questa pandemia sia molto, molto importante e cruciale e dovremmo continuare a perseguire questa missione”.

Sarebbero due le ragioni “per cui dobbiamo conoscere le origini di questa pandemia: in primo luogo per fini scientifici e in secondo luogo, ma non meno importante, per una questione morale. Quando dico scienza mi riferisco al fatto che dobbiamo sapere come il Covid è iniziato per evitare prossima eventuale pandemia. Quando dico che è una questione morale, invece, penso ai milioni di persone che hanno perso la vita e a molte che hanno sofferto. Il mondo intero è stato preso in ostaggio da un virus. È moralmente molto importante sapere come abbiamo perso i nostri cari. Quindi questo è un problema scientifico e morale e dobbiamo continuare a insistere fino a quando non avremo la risposta”.

Rassicurazioni che arrivano dopo alcuni rumor riguardo a difficoltà e ostacoli che l’indagine sulle origini della pandemia starebbe registrando sul versante cinese, in particolare rispetto all’accesso ai dati necessari. Difficoltà che avrebbero fiaccato l’azione su questo versante. Tanto che la rivista ‘Nature’ ha pubblicato un intervento in cui riporta che l’Oms avrebbe accantonato la seconda fase cruciale dell’indagine sulle origini del Covid. Il Dg ha obiettato che non è così. Un concetto – quello dell’impegno mai abbandonato dall’Oms – ribadito anche dalla van Kerkhove stessa su Twitter: “L’Oms non ha abbandonato lo studio delle origini del Covid. Non l’abbiamo fatto, non lo faremo – ha assicurato -. Lo dobbiamo alle persone che sono morte, alle famiglie che hanno sofferto, per tutti noi in modo da essere meglio preparati la prossima volta“.