Ancora una volta l’Ue mostra tutti i suoi limiti di fondo: per il secondo giorno, infatti, sono falliti i negoziati per la composizione definitiva del decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’intero provvedimento sarebbe dovuto entrare in vigore entro l’anniversario del conflitto in Ucraina (ossia domani), ed era stato preannunciato dalla presidente di Commissione Ursula Von der Leyen durante la sua visita a Kiev di inizio febbraio.

Nella giornata di venerdì si svolgerà il terzo tentativo di concludere il documento, che sarà poi ratificato. Secondo fonti diplomatiche sarebbe stata la Polonia a bloccare l’iter di approvazione contestando le esenzioni proposte per il divieto di importazione nell’UE della gomma sintetica russa. Tuttavia, pare che i nodi al pettine siano diversi, e che sarà molto complicato trovare un compromesso entro le prossime 24 ore.

Decimo pacchetto di sanzioni anti Russia, cosa comprende e quanto vale

Ricordiamo che il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia si concentra sulle attrezzature tecnologiche a uso militare, oltre ad altre misure che mirano a rendere più complicato il finanziamento stesso della guerra per Mosca.

Il suo valore stimato è superiore ai 10 miliardi di euro, e allarga la “black list” di organi ritenuti favorevoli alla propaganda di Putin: in primis sono colpite le autorità dell’Iran, dopo che l’Ue di concerto con la Nato ha dimostrato l’esistenza di prove con cui Teheran fornisce i droni Shabaaz alla causa russa.

Nel frattempo, ancor prima che si arrivi a un’approvazione, la Germania sta insistendo per assumere un ruolo di primo piano nella composizione dell’11° pacchetto di sanzioni. Lo ha dichiarato il ministero dell’Economia tedesco Robert Habeck, il quale ha sottolineato che la Russia sta aggirando i limiti imposti alle esportazioni tramite Paesi terzi. L’obiettivo è dunque punire in sede penale coloro che falsificano le dichiarazioni sulla destinazione e sull’uso finale delle merci.

L’altra notizia del giorno riguarda l’ingresso di Malta, Paese storicamente neutrale, all’interno del pool di Stati Ue (13 in tutto, Italia inclusa) che si oppongono alla proposta della Commissione di imporre multe ai Paesi dell’Ue che non hanno rispettato gli obblighi di rendicontazione dei beni statali russi.