Superbonus, ecco a chi rimarrà lo sconto in fattura e quali sono le novità dell’F24 della cessone crediti. A 24 ore di distanza dall’incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi alla presenza delle associazioni del settore edilizio e bancario, emergono le prime ipotesi sulle deroghe e sulle novità che potrebbero arrivare nei prossimi giorni sulla cessione dei crediti d’imposta e sullo sconto in fattura. Quella dell’utilizzo dei modelli di pagamento degli F24 per la compensazione dei crediti con le imposte non è l’unica soluzione che si è prospettata dalla garantita apertura del governo per sbloccare i 19 miliardi di euro di bonus rimasti incagli. All’orizzonte ci sarebbero, infatti, novità che riguardano l’applicazione dello sconto in fattura come opzione di utilizzo del superbonus se non si volesse (e non si potesse) ricorrere alla detrazione fiscale. Proprio per gli operatori del settore, dai privati alle imprese, arriva l’allarme di non poter utilizzare il credito in compensazione, proprio perché le imposte che versano sono incapienti rispetto all’ammontare dei crediti che hanno nel cassetto (bloccati) senza riuscire a rientrare delle spese sostenute. Inoltre, molti lavori sono legati al post sisma: il decreto sul blocco della cessione crediti ha tranciato anche questi interventi, più che mai necessari per le popolazioni colpite da terremoti o, comunque, nell’ottica di messa in sicurezza delle proprie abitazioni in zone ad alto rischio.

Superbonus, ecco a chi rimarrà lo sconto in fattura: incapienti a basso reddito e lavori di sisma bonus

Arriva dunque l’ipotesi che lo sconto in fattura applicato al superbonus e ai bonus edilizi potrebbe rimanere tra le possibilità di utilizzo del credito per i lavori legati al post-sisma e per gli incapienti dal punto di vista fiscale. Sarebbe questa una delle aperture che il governo avrebbe promesso alle associazioni di categoria nell’incontro di ieri, 20 febbraio, a Palazzo Chigi. Lo sconto in fattura, dunque, sopravviverebbe per chi ha fatto (o aveva in programma di fare), interventi edilizi sulla propria abitazione, ma ha un basso reddito. Da questo punto di vista, è da considerare anche l’anomalia alla quale si andrebbe incontro: il superbonus, che da quest’anno si è visto abbassare la percentuale di beneficio fiscale al 90%, ha quale criterio di ammissibilità per il 2023 le famiglie con indicatore di reddito di 15.000 euro. Una platea di possibili beneficiari che, probabilmente, non ha quella capienza fiscale sufficiente per poter ricorrere alla detrazione fiscale nel numero ristretto di anni ai quali imputare le quote del beneficio fiscale. Si tratterebbe – ma al momento non è stata fatta alcuna stima ufficiale – di persone che non pagano le tasse e che, pertanto, non avrebbero capienza fiscale per detrarle.

Quali sono le novità dell’F24 sulla cessone crediti 2023

Nella giornata di oggi, l’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) è tornata sull’incontro di ieri a Palazzo Chigi e sulla questione del blocco ai crediti fiscali dei bonus edilizi e del superbonus. “Per far fronte all’emergenza della cessione dei crediti fiscali rivenienti dai bonus edilizi delle imprese non bastano gli acquisti e gli impegni ad acquistare già assunti dalle banche, occorre una misura tempestiva che consenta immediatamente alle banche di ampliare le capacità di acquisto utilizzando anche una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24 – si legge in una nota dell’Associazione – Abi e Ance, in vista della del tavolo tecnico annunciato ieri dal ministro dell’Economia in tema di superbonus, ritengono che l’utilizzo degli F24 sia indispensabile per ampliare la capacità di compensazione fiscale e risolvere il problema dei crediti incagliati che sta mettendo in grande difficoltà il sistema delle imprese”. L’utilizzo degli F24 in compensazione delle imposte ha il vantaggio di poter garantire un meccanismo di facile realizzazione che potrebbe essere implementato in tempi rapidi. Inoltre, non avrebbe alcun impatto aggiuntivo sui conti di finanza pubblica. Infine, l’Ance informa che la Commissione d’inchiesta sulle banche di giugno scorso, aveva indicato che negli anni dal 2020 al 2022 gli istituti finanziari hanno assunto impegni a copertura dei crediti fiscali per circa 77 miliardi di euro, saturando la propria capacità fiscale.