Sono positivi i risultati del maxi-test condotto dalle aziende britanniche su una nuova modalità di lavoro, quella della settimana lavorativa da 4 giorni: in generale, si è rilevato un calo significativo dei tassi di stress e malattia tra i lavoratori, mentre il fatturato è aumentato.

Settimana lavorativa 4 giorni: un successo, in Gran Bretagna

Lavorare meno per lavorare meglio: è questa l’idea che si cela dietro l’esperimento avviato a giugno 2021 in Gran Bretagna: per mesi migliaia di dipendenti hanno lavorato per quattro giorni a settimana, pur mantenendo lo stesso stipendio, con l’intento di verificare l’effetto sulla produttività nell’ambito di uno studio condotto a livello mondiale su un’ipotesi che – complice anche la pandemia – punta ad affermare nuove modalità di lavoro per alcune categorie di dipendenti. I risultati del progetto pilota, organizzato dal thinktank Autonomy e dalla Ong 4 Day Week Global e coordinato dagli esperti delle Università di Oxford e Cambridge e dal Boston College negli Stati Uniti, saranno presentati oggi ufficialmente a Londra e andrebbero inequivocabilmente a favore della settimana lavorativa ridotta a 32 ore.

Il test ha coinvolto, in particolare, 61 aziende di diverse dimensioni che operano in svariati settori: per sei mesi, dal giugno 2021, queste si sono impegnate a ridurre del 20% l’orario di lavoro per tutto il personale, garantendo al tempo stesso parità di salario per i propri dipendenti. Alla fine è emerso che almeno 56 delle aziende che hanno partecipato al programma avrebbero continuato ad adottare la settimana lavorativa di 4 giorni: di queste, 18 hanno affermato che il cambiamento potrebbe addirittura essere permanente. Solo tre avrebbero invece comunicato di aver sospeso la nuova modalità di lavoro, almeno momentaneamente, all’interno della loro organizzazione. Risultati che fanno ben sperare, anche per quanto riguarda la qualità della vita, che ne uscirebbe nettamente migliorata.

Uno degli intenti dell’esperimento, in effetti, era quello di analizzare “come i dipendenti reagiscono ad avere un giorno di vacanza in più, gli effetti sullo stress, la soddisfazione, la salute, il sonno, l’energia, la concentrazione e molti altri aspetti”, aveva spiegato Juliet Schor, docente di sociologia al Boston College e leader degli esperti che hanno monitorato il progetto pilota. I risultati hanno rilevato, tra i 2.900 dipendenti coinvolti, un calo significativo dei tassi di stress e delle malattie ad esso correlate. In particolare, circa il 39% dei lavoratori avrebbe dichiarato di essere meno stressato rispetto all’inizio dell’esperimento; il numero di giorni di malattia presi sarebbe diminuito, in totale, di circa due terzi.

Nonostante l’esperimento sia stato condotto nel periodo delle “grandi dimissioni” – fenomeno che, dopo il Covid, sta spingendo molte persone a cambiare lavoro, alla ricerca di maggiore flessibilità -, i dipendenti avrebbero mostrato inoltre una maggiore volontà di conservare il proprio posto di lavoro. Rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente allo studio, per le società che hanno partecipato al programma si sarebbe registrato un calo del 57% delle uscite del personale. Ma a calare sarebbero stati anche i livelli di ansia, i problemi di sonno e i burnout; per contro, grazie al giorno libero in più – spesso il venerdì – i dipendenti avrebbero riscontrato una maggiore facilità a gestire le proprie responsabilità familiari e, per le aziende, si sarebbe registrato un aumento del fatturato (+1,4%).

Perplessità e prospettive future

Solo in pochi avrebbero espresso le proprie perplessità, principalmente legate al fatto di dover concentrare più lavoro in meno tempo. Tuttavia, “in un’ampia varietà di settori dell’economia, questi risultati mostrano che la settimana di 4 giorni a parità di stipendio funziona davvero”, ha commentato Joe Ryle, direttore della 4 Day Week Campaign. La parola passerà ora alla politica: il Governo inglese potrebbe decidere, come proposto dal deputato laburista Peter Dowd, di abbassare il tetto massimo delle ore da 48 a 32 per tutti i lavoratori.