Tagli scuola, Stefano Bonaccini annuncia il ricorso alla Corte costituzionale: ‘Si rischia il taglio dei dirigenti e la chiusura di scuole’. Non si è fatto attendere il ricorso della Regione Emilia Romagna alla Consulta contro le sforbiciate alla scuola decise dal governo guidato da Giorgia Meloni nella legge di Bilancio 2023. In particolare, la riorganizzazione dell’esecutivo mira al dimensionamento, all’accorpamento e alla chiusura di istituti scolastici, soprattutto concentrati nelle regioni del Sud Italia (specificatamente in Puglia, Campani, Sicilia, Sardegna e Calabria), ma che toccano anche le altre regioni, soprattutto nelle parti di territorio di periferia, montane e con un numero basso di studenti. Ad oggi, hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale tre delle quattro regioni a guida del Partito democratico: dopo la Campania che si è mossa all’inizio di febbraio, è stato il turno di Michele Emiliano che ha presentato ricorso per la Puglia. Oggi l’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini, in attesa del passo da parte della Regione Toscana di Eugenio Giani che dovrebbe accodarsi agli alti tre enti locali.

Tagli scuola Bonaccini annuncia il ricorso alla Consulta: ‘Rischio taglio dirigenti e chiusure’

L’annuncio di Stefano Bonaccini sul ricorso alla Corte costituzionale contro i tagli decisi dal governo di Giorgia Meloni sulla scuola è arrivato nella giornata del 20 febbraio. “Come Regione Emilia Romagna abbiamo deciso di presentare ricorso alla Corte costituzionale contro la riorganizzazione della rete scolastica inserita nell’ultima legge di Bilancio – si legge sul profilo del governatore – Taglio di dirigenti e più accorpamenti di istituti: a rischiare di chiudere saranno soprattutto le scuole nei comuni montani e quelle dei piccoli centri nelle aree interne e periferiche, con ‘classi pollaio’ nelle città”. “Le piccole comunità rischiano l’abbandono perché i giovani si spostano a studiare e a lavorare altrove – scrive un utente – Per evitare questo fenomeno, è importante mantenere le scuole dei piccoli centri, garantendo a chi è nato lì la possibilità di costruirsi il proprio progetto di vita. Peraltro la scuola già fatica a funzionare con queste risorse. Figuriamoci se le riducono ulteriormente. I tagli sull’istruzione sono deleterei e rappresentano sempre una sconfitta per il futuro del nostro Paese”. Il ricorso della Regione Emilia Romagna ricalca quello dei governatori che hanno preceduto il candidato alla Segreteria del Partito democratico nei giorni scorsi. “Dobbiamo far fronte a iniziative del governo che ci sembrano irresponsabili. Si propone di tagliare per la Campania 170 scuole anziché preoccuparsi di ampliare la disponibilità per il tempo pieno e il personale scolastico che sarà ridotto per la norma sul dimensionamento – spiegava appena qualche giorno fa Vincenzo De Luca, governatore della Campania, in merito al ricorso presentato sul dimensionamento scolastico – Nella legge di Bilancio 2023 non è stato finanziato il Piano triennale per l’edilizia scolastica. Sono questi i problemi concreti ai quali dovrebbe interessarsi il governo”.

In Puglia si rischia l’accorpamento e la chiusura di scuole che non arrivano a 900 studenti

Nell’annunciare il ricorso alla Corte costituzionale contro i tagli alla scuola, Stefano Bonaccini sottolinea che “impugnare un ricorso statale da parte di una Regione è un fatto straordinario: ma la scuola è il bene primario, non si può colpirla danneggiando comunità locali, famiglie, ragazze e ragazzi”. Il ricorso di Bonaccini arriva qualche giorno dopo quello di Michele Emiliano, governatore democratico della Puglia, avvenuto nella giornata del 16 febbraio scorso. Il giudizio di legittimità del “tacco d’Italia” è stato promosso, nel dettaglio, sui commi 557 e 558 dell’articolo 1, della legge 197 del 28 dicembre 2022 (legge di Bilancio 2023), relativi al dimensionamento scolastico che potrebbe portare alla chiusura di istituti scolastici con meno di 900 alunni. La Regione Puglia, nel dettaglio, chiede che venga dichiarata incostituzionale la norma che comporterebbe l’accorpamento delle scuole presenti nel territorio regionale, producendo disagi sia agli studenti che ai docenti. In Puglia si prevede l’accorpamento di più o meno 60 dirigenze, con le conseguenze della situazione. “Quello che è più grave è che mentre il Governo stabilisce i tagli, le Regioni avranno l’onere di dover decidere quali – ha spiegato l’assessore regionale all’Istruzione, Sebastiano Leo – Forse il Governo intende avviare l’autonomia differenziata pensando di penalizzare il Sud e di scaricare le responsabilità sulle Regioni?”.