Mobilità scuola 2023/2024: attesa per la presentazione della nuova domanda che potrà essere inoltrata non appena uscirà l’ordinanza del ministero dell’Istruzione. Dovrebbero essere riaperti nei prossimi giorni i termini per le istanze di trasferimento del nuovo anno scolastico, ma al dicastero di Viale Trastevere si starebbe lavorando per allentare il vincolo di permanenza triennale dei docenti nella sede di titolarità. Intanto, dai dati della Cisl Scuola, si viene a conoscenza che, negli ultimi cinque anni, sono state accolte 273mila istanze di trasferimento degli insegnanti a vario titolo: un meccanismo non proprio indifferente che ha coinvolto più di 50mila docenti ogni anno. La fase dei trasferimenti è indispensabile per programmare le assunzioni dei docenti di settembre 2023: dal calcolo della cattedre rimaste vacanti, infatti, arriva l’autorizzazione del ministero dell’Economia e delle Finanze sulle nuove assegnazioni in ruolo.

Mobilità scuola 2023/2024: presentazione domanda già dai prossimi giorni

È attesa nei prossimi giorni l’ordinanza del ministero dell’Istruzione sulla nuova mobilità nella scuola per l’anno 2023/2024. I termini per la presentazione della domanda dovrebbero andare dagli ultimi giorni di febbraio fino alla metà di marzo. Ma i meccanismi di trasferimento dei docenti dovrebbero subire delle variazioni sul vincolo di permanenza triennale sulla sede di titolarità. Vincolo che è previsto dalla legislazione vigente e confermato dal decreto legge numero 36 del 2022, attuativo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). È da notare che, fino all’avvento della Buona scuola di Matteo Renzi del 2015, i docenti avevano la facoltà di spostarsi dalla sede di titolarità già dopo un anno di servizio in ruolo. Con la Buona scuola, il vincolo è stato allungato a cinque anni, anche a seguito del poderoso piano di assunzioni del 2015/2016 che ha visto migliaia di insegnanti spostarsi dalle scuole del Sud Italia verso quelle del Nord. Quel vincolo è stato dapprima svuotato dalla contrattazione collettiva e poi, nel 2021, superato dal decreto “Sostegni bis” che ha abbassato la ferma prolungata a tre anni. Nello scorso anno, invece, è arrivata un’interpretazione ministeriale che avrebbe potuto assicurare ai docenti il trasferimento dopo l’anno di prova, dal momento che – venuta meno la riforma della Buona scuola – sede di prima assegnazione e sede di titolarità non coincidevano più, col risultato di abbassare il blocco dei tre anni ai trasferimenti. Tuttavia, gli effetti di questa interpretazione sono stati limitati: i numeri della mobilità dello scorso anno segnano trasferimenti nella media, limitati a 50mila insegnanti, più o meno in linea con i dati dei precedenti anni.

Trasferimento insegnanti 2023, si attende la novità dell’allentamento del vincolo triennale

Per la mobilità nella scuola del 2023, i sindacati spingono affinché venga allentato il vincolo triennale che vale per tutti, anche per i docenti che verranno assunti a tempo indeterminato da settembre prossimo. L’obiettivo è arrivare a un meccanismo da varare sin da subito, nell’ordinanza del ministero dell’Istruzione, al di là della contrattazione che Giuseppe Valditara ha in corso con la Commissione europea sul riordino del sistema di reclutamento degli insegnanti e sugli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’ipotesi più accreditata è quella di lasciare il vincolo triennale solo ai nuovi docenti che verranno assunti nell’ambito del reclutamento del Pnrr, liberando gli altri dalla permanenza prolungata. Intanto, Cisl Scuola ha varato i numeri dei trasferimenti, a vario titolo, dei docenti negli ultimi cinque anni: in tutto la mobilità, in questo arco di tempo, ha interessato 273mila insegnanti, la maggior parte dei quali ha presentato domanda per il trasferimento all’interno della stessa provincia. Solo 70mila istanze – meno di un quarto del totale – hanno riguardato la mobilità da una provincia a un’altra. Ciò deriva anche dal fatto che i posti liberi e disponibili – suddivisi a metà tra nuove assunzioni e trasferimenti – rimangono sempre gli stessi con una prevalenza evidente sulle scuole del Nord Italia rispetto a quelle del Sud.