Assegno unico importi rivalutati, ecco cosa succede se non si rinnova Isee entro febbraio. La misura a sostegno delle famiglie con figli avrà accrediti differenziati per effetto dell’adeguamento all’inflazione e della presentazione della domanda di rinnovo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). Per alcune famiglie, infatti, la rivalutazione all’inflazione è partita a decorrere da gennaio 2023, con effetti da febbraio e recupero a conguaglio del mese precedente. Ma non per tutti. Infatti, chi non dovesse presentare l’Isee aggiornato entro il mese in corso, non solo non avrebbe la piena rivalutazione dell’assegno unico a febbraio, ma da marzo riceverebbe l’importo minimo. Ecco, dunque, tre situazioni relative ai casi in cui le famiglie abbiano già provveduto, a gennaio scorso, a richiedere l’Isee 2023 aggiornato, oppure lo hanno richiesto o lo richiederanno entro la fine di febbraio oppure, ancora, non hanno provveduto a richiedere l’Isee e non lo faranno nemmeno entro fine mese.

Assegno unico importi rivalutati 2023: ecco quanto spetta

L’aggiornamento annuale della rivalutazione degli importi dell’assegno unico per i figli avverrà, per il 2023, al tasso di inflazione dell’8,1%. Tuttavia, è necessario procedere con il rinnovo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) se si voglia beneficiare dell’aumento della misura a sostegno del reddito familiare. La rivalutazione all’8,1% decorre dal gennaio ma con effetto da febbraio e relativo conguaglio degli arretrati spettanti. Ad esempio, chi ha provveduto nel mese di gennaio a presentare domanda di rinnovo dell’Isee, nel versamento di gennaio ha ricevuto un assegno unico ancora nella vecchia misura, per intenderci dello steso importo di dicembre 2022. Ma a partire da febbraio, l’importo è cresciuto per effetto della rivalutazione dell’8,1% dovuta all’inflazione e all’importo del nuovo Isee di quest’anno: sarà questo l’importo che si riceverà per tutte le mensilità del 2023. Nella mensilità di febbraio, inoltre, si la famiglia con Isee aggiornato ha ricevuto anche il rimborso di quanto non aveva ancora ricevuto nella mensilità di gennaio. Dunque, oltre all’importo rivalutato dell’assegno unico, a beneficio della famiglia è stato versato anche il conguaglio di gennaio. Non sarà così per chi ha presentato la domanda di rinnovo dell’Isee in ritardo rispetto a gennaio o chi ancora non l’ha presentata.

Ecco cosa succede se non si rinnova Isee entro febbraio

Situazione diversa è per chi non ha presentato a gennaio la domanda di rinnovo Isee ai fini dell’assegno unico. Per chi ha richiesto l’Isee 2023 a febbraio o lo richiederà entro la fine del mese, a gennaio ha ricevuto l’assegno unico nella vecchia misura di importo, ovvero di dicembre 2022; a febbraio ha percepito l’assegno unico rivalutato, ma in base all’Isee vecchio, quello del 2022; a marzo, invece, l’assegno unico sarà rivalutato e in base al nuovo Isee, quello del 2023, più il conguaglio degli importi arretrati non percepiti a gennaio e febbraio. Per chi non dovesse presentare l’Isee entro la fine di febbraio si prospetta una situazione ancora più penalizzante: infatti, l’importo di gennaio è ridotto a quello risalente a dicembre 2022 e quello di febbraio è stato rivalutato, ma in base all’Isee 2022. A marzo, invece, si percepirà l’importo minimo dell’assegno unico, pari a poco più di 54 euro, finché non si presenterà la domanda di rinnovo Isee purché non oltre il 30 giugno. Per fare richiesta dell’assegno unico è necessario procedere sul portale dell’Inps: presupposto indispensabile è il possesso dell’Isee aggiornato. In mancanza di questo adempimento, l’assegno unico viene erogato nella misura minima. L’Isee ha validità annuale e scade il 31 dicembre 2023, a differenza dell’assegno unico che decorre dal 1° marzo al 28 febbraio dell’anno successivo. Per effetto del tasso di inflazione registrato nel 2022 dell’8,1%, da quest’anno sono cambiati anche gli scaglioni di Isee per il calcolo dell’assegno: infatti, la fascia più bassa è aumentata da 15.000 euro a 16.215 euro e dà diritto alla misura più alta dell’indennità, che passa da 175 euro a 189,17 euro per ogni figlio.