Si può andare in pensione nel 2023 con i requisiti maturati 2022? I lavoratori che hanno perfezionato i requisiti per con Quota 102, possono utilizzarli nel 2023? Il diritto alla pensione maturato, vale per gli anni successivi? Molteplici sono le domande sul diritto alla pensione che consentirebbe di smettere di lavorare anche quando la misura non è più attiva.

Non parliamo di un evento “eccezionale”, ma bensì, del diritto alla cristallizzazione della pensione.

Osserviamo ora, nel dettaglio, come e quando è possibile andare in pensione utilizzando misure non operative.

Pensione 2023: il diritto alla cristallizzazione e i vecchi requisiti

A fine dicembre, molti lavoratori hanno maturato i requisiti per la pensione, ma non hanno manifestano l’interesse nell’uscita dall’attività lavorativa, quindi, non si sono avvicinati alla pensione.

In pratica, il diritto acquistato non si perde, dunque, la continuità lavorativa non blocca la possibilità di accedere al trattamento pensionistico, per cui si possiedono i requisiti maturati nei termini di legge.

Non parleremo di nuove misure, ma piuttosto, della possibilità di sfruttare in un secondo tempo, una tipologia di trattamento, se maturati i requisiti, entro la data di scadenza del trattamento pensionistico, di cui si richiede l’adesione. Sembra un concetto contorto, ma è molto semplice.

A chiarire il principio di diritto alla cristallizzazione, l’INPS nel messaggio n. 219 del 04 gennaio 2013, che recita:

“Si conferma che, allo stato attuale, rimane fermo il principio che una volta acquisito il diritto alla pensione di vecchiaia o pensione anticipata, si può accedere alla pensione da qualsiasi momento successivo, a condizione che non intervenga un’ulteriore norma che disponga modifiche alla disciplina vigente e che alla data di decorrenza della pensione i soggetti siano cessati dall’attività lavorativa dipendente.”

Condizioni che non pongono più la pensione come un sogno in un circuito infinito, ma un obbiettivo realizzabile sempre.

Se hai maturato i requisiti per Quota 102 entro il 31 dicembre 2022, puoi scegliere quando aderire al trattamento economico previdenziale.

In pensione sempre con il diritto alla cristallizzazione, ecco come

Il diritto alla cristallizzazione della pensione permette molteplici possibilità. Esempio lampante è la possibilità di andare in pensione con Quota 100, anche nel 2023. Non si tratta di un evento eccezionale, ma dell’applicazione di una norma istituzionale.

Se hai maturato 62 anni di età e 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021, ma non hai manifestato l’interesse alla pensione, hai congelato il diritto al trattamento pensionistico.

In pratica, puoi aderire volontariamente alla pensione Quota 100 anche nel 2023, grazie al diritto alla cristallizzazione della pensione. In questo caso, hai protetto i tuoi interessi, potendo scendere se aderire a misure precedenti non più operative o attendere una misura più vantaggiosa.

Per la pensione nel 2023, 2024, 2025 e così via, per prolungare le precedenti misure è dunque necessario aver maturato il diritto al trattamento pensionistico nei termini di legge.

 Si tratta della possibilità di mantenere un diritto invisibile nel tempo, molti lavoratori non ne sono a conoscenza, altri non ne comprendono le potenzialità.

Tuttavia, con il diritto alla cristallizzazione alla pensione puoi lasciare il lavoro con Quota 100, Quota 102 e anche con i precedenti requisiti di Opzione donna.

Quanto si prende andando in pensione rispetto alla busta paga?

Il nodo cruciale della questione non è quando vado in pensione, ma piuttosto, quanto si perde con la pensione rispetto allo stipendio.

Esiste il tasso di sostituzione, ovvero il nesso tra il primo trattamento pensionistico e l’ultima paga percepita.

Un elemento o parametro diventato quasi irrisorio, tanto da penalizzare le generazioni future.

La differenza tra sistema retributivo e contributivo è abnorme. Smettere di lavorare per una pensione calcolata con il sistema retributivo, significa percepire un assegno di circa il 20 per cento in meno all’ultima paga.

Viceversa, uscire dal lavoro con una pensione calcolata con il sistema contributivo, significa ricevere un assegno che raggiunge appena il 70 per cento dell’ultima paga, ma solo con un accumulo contributivo considerevole.

Ad esempio, un lavoratore che smette di lavorare con 40 anni di contributi, ottiene un assegno che raggiunge il 60 per cento dell’ultima retribuzione. Se, scende il montante contributivo a 30 anni, ottiene una pensione al 48% dell’ultimo stipendio. A cui seguono altri parametri in ribasso.