Dissidenti russi oggi, quasi un mondo a parte. E per certi versi quasi nascosto al mondo, ma non del tutto. C’è una città dove ci sono russi che non sono d’accordo con quanto stanno facendo Putin e i suoi uomini.

C’è un posto dove questo è lampante e si respira quasi aria di libertà, quasi. E’ Riga, la città lettone, è diventata la “capitale del giornalismo russo in esilio”, titola il Paìs, che descrive così la situazione: “Hanno lasciato tutti la Russia meno di un anno fa, poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina” e “come centinaia di altri giornalisti russi in esilio qui, vivono senza un reddito stabile o una chiara prospettiva per il futuro”.

Ma con una difficoltà in più spiegano e scrivono: “Per la prima volta sentono che il Paese che li ha accolti mesi fa li guarda ora con sospetto, considerandoli troppo tiepidi nei confronti della guerra di Mosca o addirittura sospettando che possano essere delle spie”.

Dissidenti russi oggi. Giornalisti ma quasi 007

Sono pochi ma tutti sanno quello che devono fare e, soprattutto come farlo. Una decina di loro, scrive il giornale, si danno appuntamento ogni sabato, all’alba, in una foresta a 20 chilometri da Riga, fanno una passeggiata, arrivati ​​in spiaggia, dove una coltre bianca ricopre la sabbia, si caricano i polmoni con la brezza marina e meditano.

Tornati al parcheggio, prendono dolci e tè “mentre condividono aneddoti della loro vita quotidiana nella capitale lettone”.

L’attività sulle rive del Mar Baltico è organizzata da Riga Media Hub, una fondazione che ha aiutato più di 300 professionisti russi esiliati a Riga “a continuare il loro lavoro di informazione e le cui voci raggiungono ancora parte della cittadinanza russa, nonostante tutte le restrizioni” del caso, seguita il quotidiano.