Superbonus e bonus edilizi, Regioni e Province che comprano i crediti d’imposta: ecco lo schema di cessione e perché conviene. Ultima in ordine di tempo a scendere in campo per acquistare i crediti di imposta dei bonus edilizi potrebbe essere la Regione Basilicata che seguirebbe la Regione Sardegna e la Provincia di Treviso, che ha fatto da apripista. Piano piano stanno programmando l’acquisto dei crediti vari enti locali – Regioni e Province in testa – per sbloccare i plafond delle banche che non possono più acquistare crediti d’imposta perché hanno terminato la propria capienza fiscale. Quest’ultima, invece, non manca affatto agli enti locali che stanno studiando soluzioni chiamate “Superbonus Regioni” in aiuto di privati e imprese che non sanno cosa farne dei crediti. L’operazione, peraltro, conviene a tutti: agli operatori e agli istituti bancari perché si liberano dei crediti d’imposta che attualmente hanno nel cassetto; agli enti locali perché acquistano crediti che potranno poi portare in detrazione avendo un’ampia capienza fiscale. L’acquisto avviene a un prezzo inferiore rispetto a quello sostenuto.

Superbonus, Regioni e Province che comprano i crediti: ecco lo schema di cessione e perché conviene

Regioni e Province entrano in campo per acquistare i crediti d’imposta derivanti dagli interventi dei bonus edilizi e del superbonus 110%. E provano a sbloccarli, perché da mesi il mercato della compravendita è fermo in quanto le banche, principali operatori che acquistano i crediti, hanno terminato la propria capienza fiscale. È un meccanismo che si è inceppato e che a poco hanno contributo, finora, le ultime novità della legge di Bilancio 2023 e di conversione del decreto “Aiuti quater”. La prima che ha programmato l’acquisto dei crediti d’imposta è stata la Provincia di Treviso: con l’accordo con due istituti bancari ha concluso la compravendita di bonus per un valore di 14,5 milioni di euro, con l’obiettivo di utilizzare i vantaggi fiscali in compensazione diretta dei propri oneri verso il Fisco. Lo schema di cessione dei crediti è ormai conosciuto e offre vantaggi per tutti gli operatori che entrano nella circolazione della moneta fiscale. Da ultimi, anche gli enti locali si avvantaggiano dell’acquisto dei bonus. Infatti, acquisendo i crediti, Regioni e Province li pagano a un prezzo inferiore al loro valore nominale. Così facendo, il vantaggio si realizza nel momento in cui l’ente va a fare la compensazione perché, a titolo esemplificativo, se paga imposte per 100 euro, compensa l’importo con crediti acquistati a un prezzo inferiore, ad esempio a 99 o a 98 euro. Si tratta, dunque, di una compravendita che per chi acquista ha rischio pari a zero: l’unico aspetto sul quale è opportuno fare valutazioni è quello di avere abbastanza capienza fiscale annuale per agire in compensazione delle imposte da pagare. Una proposta che è stata depositata dall’Ance e dall’Abi al governo – e sulla quale si stanno facendo le opportune valutazioni – ripropone lo stesso schema ma a favore delle banche che potrebbero portare in compensazione l’1% dei crediti fiscali attualmente bloccati, scaricandoli sugli F24 dei propri clienti.

Bonus edilizi e superbonus, come venderli?

La compravendita dei crediti d’imposta dei bonus e del superbonus è la novità delle ultime settimane da parte di Regioni e Province. Dopo la Provincia di Treviso, nella scorsa settimana la Regione Sardegna si è impegnata nella compravendita mediante approvazione della Giunta della legge Finanziaria 2023 che prevede acquisti per circa 40-50 milioni di euro al mese – pari alla capienza fiscale programmata – da compensare poi sul versamento delle imposte. La norma dovrà adesso passare alla sua fase operativa: entro i prossimi 90 giorni è previsto che la Regione fissi le modalità di attuazione della disposizione. Ultima, in ordine di tempo, a programmare l’acquisto dei crediti d’imposta è la Regione Basilicata: si stanno facendo le valutazioni sull’ammontare dei crediti per avviare, poi, la procedura politica. Ad oggi si stimano 886 milioni di euro di lavori effettuati nel 2022 in regime di solo superbonus 110%, con un ammontare di crediti d’imposta bloccati di circa 200 milioni.