Truffa Reddito di cittadinanza a Roma, 61 denunciati per false dichiarazioni dopo i controlli, tra le quali l’aggiunta di componenti inesistenti nel nucleo familiare. Una nuova maxi truffa sull’indennità è stata scoperta a Roma nell’indagine condotta dai carabinieri della Compagnia di Piazza Dante, in sinergia con l’Inps e la banca dati della Motorizzazione civile. In particolare, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro presso l’Anagrafe ha accertato l’indebita percezione di indennità per 430.000 euro. Per tutti i percettori del Reddito di cittadinanza l’accusa ora è di truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche. Non è la prima maxi truffa scoperta nella Capitale dall’inizio del 2023: l’8 gennaio scorso ne era stata scoperta un’altra di 24 cittadini stranieri che percepivano l’indennità senza aver mai vissuto in Italia.

Truffa Reddito di cittadinanza a Roma, 61 denunciati per false dichiarazioni: aggiunti componenti inesistenti in famiglia

Nuova maxi truffa per ottenere l’indennità del Reddito di cittadinanza scoperta a Roma. Il Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro presso l’anagrafe, in collaborazione con l’Inps e la banca dati della Motorizzazione civile, ha scoperto 61 cittadini che percepivano l’indennità indebitamente grazie a false dichiarazione o all’omesso obbligo di comunicare informazioni essenziali per dimostrare di possedere i requisiti necessari a ottenere il Reddito di cittadinanza. In questa occasione, in particolare, spuntano le false dichiarazioni sui nuclei familiari ai quali erano indirizzate le indennità. In vari casi, i carabinieri hanno scoperto che le dichiarazioni erano falsificate in modo da aggiungere componenti inesistenti nel nucleo, aggravando la situazione sociale ed economica della famiglia stessa anche al fine di ottenere un’indennità di maggiore importo. Altro metodo di truffa scoperto riguarda la mancata dichiarazioni del possesso di beni immobili, costituiti da appartamenti e terreni, che risultano regolarmente intestati. Inoltre, tra le dichiarazioni omesse vi è anche quella dei procedimenti giudiziari a carico, indagine nella quale si è scoperto che alcuni percettori del Reddito di cittadinanza erano sottoposti a misure cautelari o addirittura agli arresti domiciliari. Tra le altre omesse dichiarazione, figura anche quella di non aver specificato di essere stati in carcere negli ultimi 10 anni.

Prime revoche Inps dopo controlli sul RdC: ecco chi lo perde da subito

La maxi truffa scoperta dai carabinieri sul Reddito di cittadinanza ha portato ad accertare un danno erariale di 430.306 euro con 61 persone denunciate per assenza di requisiti e false dichiarazioni. Sempre a Roma, lo scorso 8 gennaio, era stata scoperta un’altra maxi truffa relativa a percettori del Reddito di cittadinanza stranieri, che avevano beneficiato di indennità per oltre 200.000 euro, ma che non avevano mai vissuto in Italia. Tutta la truffa ruotava intorno all’operato di un centro di accoglienza della zona Tiburtina. Continuano incessantemente i controlli dell’Inps che, in caso di false o omesse dichiarazioni, sospende fin da subito la possibilità di percepire l’indennità. Ma, come visto, le irregolarità possono portare anche alla denuncia quando si configuri l’ipotesi della truffa. I controlli, che da fine gennaio sono ricominciati e avranno la cadenza mensile in vista della totale abolizione della misura entro il 2024, riguardano anche le omesse o infedeli dichiarazioni, ad esempio di immediata disponibilità al lavoro da sottoscrivere presso il Centro pubblico per l’impiego, o la sottoscrizione del Patto per il lavoro. Ulteriori verifiche riguarderanno anche la situazione dei percettori per quanto riguarda gli obblighi scolastici o la partecipazione a corsi di formazione o di riqualificazione professionale, come previsto dalla legge di Bilancio 2023. Ovviamente, tra le omissioni rientra anche la situazione in cui il percettore del Reddito inizi un lavoro e non lo comunichi all’Inps. Tutte le dichiarazioni, soprattutto per i più giovani, sono finalizzate a superare i controlli dell’Inps nella ricerca attiva di un lavoro o, in ogni modo, di essere pronti a iniziarne uno nel momento in cui si presentasse l’occasione. Quindi, un ventenne che non lavora e non studia, deve necessariamente dimostrare di essere attivo nella ricerca del lavoro, quanto meno seguendo corsi di formazione.