Sulla scia di quanto comunicato dalla Fed, la banca centrale americana che ieri ha notificato un aumento dello 0,25%, anche la Bce aumenta i tassi d’interesse di 50 punti base, ossia dello 0,5%. I nuovi parametri di riferimento aggiornati sono dunque i seguenti: tasso sui rifinanziamenti principali al 3%, quello sui depositi al 2,50%, e quello sui prestiti marginali al 3,25%. Prevale dunque la linea del rigore nonostante alcune personalità di rilievo, tra cui il leader di Bankitalia Ignazio Visco, avessero auspicato una maggiore flessibilità.

A pesare sulla decisione è ancora una volta l’inflazione, nonostante i dati in calo sia nell’Eurozona che in Italia (stime rispettivamente a +8,5% e +10,1%). Ma il peggio deve ancora arrivare, dal momento che nella nota si legge che la pressione “aumenterà significativamente: tradotto, è quasi ufficiale un futuro rialzo a marzo.

Drastica la ripercussione della decisione assunta da Strasburgo sulla Borsa: il Btp scivola al 4,04%, in calo di 24 punti base, sui minimi di giornata, mentre lo spread con il Bund cede 10 punti base, a 189 punti. Sul fronte valutario l’euro resta tonico a 1,1 sul dollaro, mentre Piazza Affari vola fino a +1,7% salvo poi scendere a +1,2%.

Aumento tassi Bce, le ripercussioni sui mutui a tasso variabile

Aumento dei tassi d’interesse della Bce, le ripercussioni sui mutui a tasso variabile.

Secondo il caso stima di Facile.it, che prevede un mutuo della durata di 25 anni da 126mila euro, sottoscritto a gennaio 2022, la rata cresce dai 456 euro iniziali ai 653 euro delle attuali tassazioni. Un rincaro di circa 200 euro destinato ulteriormente a salire, viste le considerazioni fatte in precedenza sull’aumento garantito a marzo. In quel caso, la rata sfonderebbe i 700 euro, con un aumento superiore al 50% rispetto a un anno prima. Il consiglio degli esperti ai mutuatari e di vagliare l’ipotesi di rinegoziazione grazie alle condizioni introdotte dal Governo nell’ultima legge di bilancio.