Cessione crediti bonus edilizi, le nuove regole Eurostat in arrivo rischiano di affossare il superbonus. Per Eurostat la cessione dei crediti fiscali va configurata come debito pubblico. Mentre se la cedibilità è limitata, allora la classificazione va fatta nei crediti non pagabili. Si limita a queste sfumature la riforma della classificazione dei crediti dei bonus edilizi che sta arrivando dall’Istituto statistico europeo e che potrebbe mettere in seria difficoltà gli interessati alle operazioni di cessione. Un paio di settimane fa, la sottosegretaria al ministero dell’Economia, Lucia Albano, aveva risposto in merito a un’interrogazione avanzata da Francesco Maria Rubano di Forza Italia sulla questione. In quell’occasione, la sottosegretaria aveva risposto che “sono in corso delle interrogazioni tra l’Istat, Eurostat e Ragioneria generale dello Stato sulla contabilizzazione dei bonus edilizi che, ad oggi, sono classificati come ‘crediti non pagabili’ e quindi portati a riduzione delle entrate dello Stato”.

Cessione crediti bonus superbonus: le novità in arrivo da Eurostat

Finora, il superbonus è stato classificato come “credito non pagabile”, in attesa di ulteriori chiarimenti dall’Eurostat. Si chiama così perché l’importo non va a incrementare il debito dello Stato, ma a ridurne le entrate. Differentemente, il nuovo testo sul deficit e sul debito, classifica i “debiti pagabili” secondo tre criteri di identificazione, ovvero la cedibilità, la differibilità agli anni successivi e la possibilità di compensare i crediti con qualunque tipo di imposta o contributo sociale. Il passaggio da “non pagabile” a “pagabile” dei crediti edilizi e del superbonus metterebbe una gravosa ipoteca sul meccanismo dei trasferimenti dei bonus tra gli operatori nei tempi a venire. Il governo sarebbe chiamato a rivedere tutto il sistema degli vantaggi fiscali perché altrimenti i bonus andrebbero a gravare direttamente sul debito pubblico come nuova spesa e non come minori entrate derivanti dalle detrazioni fiscali. L’interpretazione più aggiornata è stata data dall’Eurostat nella giornata di ieri, 1° febbraio, con la pubblicazione del Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico. Nel volume, di circa 500 pagine, una quindicina di pagine sono dedicate alla riclassificazione dei crediti d’imposta e alla loro cessione. In particolare, per i “contributi agli investimenti erogati tramite il credito d’imposta – come ad esempio quello sui costi dell’efficientamento energetico – la spesa pubblica deve essere registrata nel momento in cui si verifica l’investimento che dà diritto al credito d’imposta, in quanto il credito stesso è maturato in quel momento. Questo potrebbe riguardare alcuni anni, perché l’investimento potrebbe essere distribuito su più anni”. L’interpretazione dell’Eurostat va, dunque, nell’interpretazione futura di far rientrare i crediti d’imposta nella direzione dei crediti “pagabili”, o “esigibili”, perché si può ritenere che i bonus saranno comunque riscossi, anche a distanza di tempo o di anni.

Credito pagabile e credito non pagabile: quali implicazione per i bonus fiscali?

In più, il nuovo Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico specifica che, nel caso in di cessione dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi e al superbonus, ci sarà maggiore probabilità di riscossione se gli stessi sono ceduti a terzi e se questi possono essere usarli per abbattere il debito fiscale mediante detrazione. In tutti questi casi, dunque, dovrà modificarsi la modalità di registrazione dei crediti fin dall’anno in cui maturano o allo svolgimento dei lavori. In concreto, il superbonus che ha prodotto investimenti consistenti a partire dal 2020, avrebbe dovuto concentrare la spesa proprio in quell’anno, o nel periodo 2020-2022 e non essere rimandata a un periodo di più lungo termine, fino al 2026. Questo nuovo modo di riclassificare i crediti dei bonus edilizi produrrà notevoli difficoltà di adozione dello strumento della cessione a terzi nei prossimi anni. Sulla questione dovrà intervenire il governo guidato da Giorgia Meloni, ma l’impressione è quella che si andrà verso un’avversione al meccanismo della cessione dei crediti d’imposta, come in più occasioni ha fatto capire lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, tanto più se la nuova classificazione dovesse portare a riconoscere i crediti d’imposta come spesa pubblica e, quindi, come nuovo deficit e debito.