Bonus Pos, ecco chi lo può chiedere e come funziona il credito d’imposta del 30% del valore delle commissioni pagate sulle transazioni elettroniche. Il governo guidato da Giorgia Meloni sta ragionando sull’introduzione di un bonus Pos da concretizzarsi nella formula del credito d’imposta e da calcolarsi sul valore delle commissioni pagate da commercianti, esercenti e professionisti sulle transazioni effettuate mediante mezzi di pagamento elettronici e carte di credito. Non sempre, infatti, gli esercenti sono ben propensi a far pagare con la carta di credito i propri clienti, soprattutto per piccoli importi sui quali pagano delle commissioni. Il tutto in attesa che lo stesso governo trovi una soluzione proprio sulle commissioni applicate ai piccoli importi, tendenzialmente entro i 10 euro, mediante l’istituzione di un tavolo tecnico – alla presenza di parti sociali e aziende che forniscono servizi di pagamento elettronici – al ministero dell’Economia da adottarsi con decreto entro il 1° marzo 2023.

Bonus Pos in arrivo, ecco chi lo può chiedere e come funziona

Il bonus Pos si concretizzerebbe, dunque, in un credito d’imposta da utilizzare in compensazione rispetto ai debiti fiscali. I tempi di utilizzo del credito d’imposta si annunciano rapidi: infatti, il commerciante, l’esercente o il professionista potrebbero utilizzare in compensazione il bonus maturato nel mese precedente – ovvero sulle commissioni versate – per compensare i debiti fiscali. La misura del bonus dovrebbe essere del 30% dell’ammontare delle commissioni. Anche dal punto di vista della semplificazione dei calcoli del bonus spettante, il circuito che fornisce il Pos o la banca informerebbe mediante documento – mese per mese – il cliente esercente o negoziante dell’ammontare delle spese da versare per le transazioni effettuate nel periodo di riferimento, evidenziando le commissioni pagate sulle quali si applica il credito d’imposta del 30%. Dall’ammontare totale delle commissioni, pertanto, dovrà essere calcolato il 30% che costituisce l’importo del credito d’imposta. La banca o il circuito, inoltre, dovrebbero inviare lo stesso documento all’Agenzia delle entrate in modo da incrociare i dati sui pagamenti ricevuti dal commerciante o dall’esercente. Per i liberi professionisti, invece, il termine fissato per comunicare il bonus al Fisco è fissato nel 20° giorno del mese successivo a quello nel quale sono stati ricevuti i pagamenti elettronici. La comunicazione del credito d’imposta da parte del libero professionista può essere effettuata sulla pagina dell’Agenzia delle entrate, previo accesso con le proprie credenziali. Nella richiesta, il professionista dovrà inserire il numero dei pagamenti effettuati nel mese, l’importo totale delle commissioni e i costi fissi, qualora ce ne fossero.

Credito d’imposta del 30% del valore delle commissioni pagate

Il credito d’imposta sulle commissioni pagate sulle transazioni può essere, dunque, richiesto dai commercianti, dagli esercenti, dagli artigiani e dai liberi professionisti, tutti con partita Iva. Il bonus Pos in arrivo è indirizzato, in particolare, a queste categorie purché il volume di ricavi e di compensi nell’anno precedente a quello di compensazione del credito d’imposta non ecceda i 400mila euro. La soglia è applicata alle entrate registrate durante l’anno 2022. In contemporanea, il governo sta lavorando per l’abolizione totale delle commissioni sui pagamenti fino a 10 euro. Andare al bar e fare colazione per poi pagare con la carta di credito non dovrebbe più implicare dei costi a carico dell’esercente. Inoltre, azzerate le commissioni fino a 10 euro, per i pagamenti fino a 30 euro le commissioni dovrebbero essere rimodulate al ribasso. La misura dovrebbe essere varata nei prossimi mesi e avere un periodo di sperimentazione di un anno, al termine del quale il governo dovrà decidere se confermarla o no. Intanto, banche e circuiti di pagamento elettronici si stanno già adeguando alle novità in arrivo: si possono già sottoscrivere contratti di Pos con costi azzerati per piccoli importi (fino a 5, 10 o 15 euro), con taglio anche dei costi per lo strumento elettronico e sul canone mensile.