Reddito di cittadinanza 2023, prime revoche Inps dopo i controlli: ecco chi lo perde da subito. Al via i controlli dell’Inps sui percettori del reddito di cittadinanza con una verifica che verrà effettuata mese per mese: si hanno già i primi effetti sull’indennità, revocata fin da subito ai percettori non possessori dei requisiti. Tempi duri per chi prende l’assegno mensile, che viene sospeso fin da subito a chi non rientri tra i beneficiari della misura, in vista dell’abolizione totale dal 2024. A tal proposito, lo scorso 20 gennaio è stato siglato un nuovo protocollo operativo dall’Inps in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria nel quale sono state messe nero su bianco le regole sui controlli che l’Istituto previdenziale sta già effettuando. Controlli che stanno portando a sospendere il reddito di cittadinanza già da questo mese.

Reddito di cittadinanza 2023, controlli Inps e revoche: ecco chi perde l’indennità da subito

Nel dettaglio, i controlli dell’Inps che producono la sospensione del reddito di cittadinanza riguardano le omesse dichiarazioni. Ovvero, la mancata dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro che il percettore dell’indennità deve sottoscrivere al Centro pubblico per l’impiego. Ma non è l’unica motivazione che porta alla sospensione della misura. I percettori in età lavorativa, infatti, devono dimostrare di cercare attivamente lavoro, motivo per il quale sono chiamati anche a sottoscrivere il Patto per il lavoro (o Patto per l’inclusione sociale). Tale sottoscrizione comporta, inoltre, la partecipazione a iniziative formative o di riqualificazione sul mondo del lavoro: l’assenza a qualsiasi tipologia di queste attività formative porta alla sospensione dell’indennità se il percettore non dimostri un giustificato motivo. Rimane, al momento, valida la possibilità di non accettare fino a tre offerte di lavoro congrue ma, se si tratta di rinnovo di lavoro, la perdita dell’assegno avviene al primo rifiuto. Le dichiarazioni sono essenziali per superare i controlli Inps e mostrarsi “attivi” nella ricerca del lavoro o nella riqualificazione professionale. Pertanto, è necessario comunicare anche l’eventuale modifica della propria posizione occupazionale. Se si inizia un lavoro, qualunque esso sia – alle dipendenze, da autonomo, di impresa – occorre comunicarlo: il mancato avviso all’Inps comporta la perdita del reddito di cittadinanza. Ovviamente, come ogni anno, è necessario presentare la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) aggiornata, nel caso in cui sia variata la composizione del nucleo familiare.

In attesa della riforma, ecco le regole per riqualificarsi e lavorare

I controlli dell’Inps sulle dichiarazioni e sulle condizioni dei percettori del reddito di cittadinanza proseguiranno nei prossimi mesi in attesa della riforma vera e propria della misura. L’indennità sarà erogata nel 2023 per sette mensilità e non per otto come si era ipotizzato in un primo momento quando il reddito era in discussione nella legge di Bilancio di quest’anno. Ma le restrizioni vere e proprie partiranno dalla prossima estate. Anche se era stata eliminato il termine “congrua” all’offerta di lavoro per essere accettata (c’è stato un dietrofront proprio in questi ultimi giorni), rimane in essere il fatto che i percettori debbano accettare un lavoro entro gli 80 chilometri dal loro domicilio/residenza, raggiungibile in 100 minuti. L’eventuale rifiuto di tre offerte comporta fin da subito la perdita dell’indennità. I giovani tra i 18 e i 29 anni, inoltre, sono chiamati da quest’anno a completare gli studi dell’obbligo e a seguire corsi di formazione e di riqualificazione professionale. Pertanto, un ventenne che non lavora e non studia, deve necessariamente dimostrare di essere attivo nella ricerca del lavoro, quanto meno seguendo corsi di formazione.