È stato un vero e proprio massacro il blitz compiuto da Israele nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. L’operazione è scattata per “catturare un terrorista di spicco”, cioè uno dei comandanti locali della Jihad islamica che, secondo l’esercito, “ha progettato un grave attentato, da realizzarsi nell’immediato”, riportano le fonti ufficiali. Sta di fatto che l’incursione ha causato la morte di tredici persone, tra cui un’anziana. Una strage che per il portavoce della presidenza palestinese, Nabil Abu Rudeineh, è “un massacro compiuto dal governo di occupazione israeliano” con la complicità della comunità internazionale e della sua “inazione e silenzio”. Sono loro, ha detto, “che incoraggiano il governo di occupazione a commettere massacri contro la nostra gente di fronte al mondo e a continuare la sua politica di escalation“. Più dura la reazione di Hamas che ne suo comunicato ha fatto sapere: “Israele pagherà il prezzo del massacro”.

Il blitz di Israele nel campo profughi di Jenin si trasforma in una strage. Le cause, i morti: tutti i dettagli

L’operazione è stata condotta congiuntamente dallo Shin Betl’esercito e la polizia. Secondo quanto riferito dalle forze armate, due dei terroristi ricercati sono stati uccisi mentre tentavano di scappare dall’edificio in cui erano stati circondati, mentre un terzo si è consegnato ed è stato arrestato. Gli artificieri hanno fatto esplodere due bombe che erano in possesso dei militanti palestinesi mentre sui social circola la notizia dell’utilizzo di un missile terra-terra per eliminare un nucleo di cinque terroristi. Secondo fonti non confermate, le forze israeliane avrebbero fatto irruzione nel campo a bordo di un camion che trasportava pezzi di ricambio per frigoriferi ma sarebbero state scoperte, con alcuni palestinesi che avrebbero aperto il fuoco contro il mezzo sospetto. Il governatore di Jenin, Akram Rajoub, ha dichiarato che l’esercito israeliano ha impedito alle squadre mediche di evacuare i feriti dello scontro dal campo profughi. A quanto pare i militari hanno sparato gas lacrimogeni che sono penetrati nell’ospedale governativo, colpendo i neonati e interrompendo gli interventi chirurgici. “Chiediamo che la comunità internazionale aiuti i palestinesi contro questo governo estremista di destra e protegga i nostri cittadini”, ha dichiarato Rajoub. Il presidente dell’Autorità nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale e ha ordinato l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionali in onore dei “martiri del massacro”. Scioperi e proteste sono scoppiati in diverse città della Cisgiordania, mentre da Hamas arrivano minacce dirette a Tel Aviv: Israele “pagherà il prezzo per il massacro di Jenin”, ha detto il numero due dell’organizzazione e responsabile per la Cisgiordania, Saleh al-Arouri, aggiungendo: “La nostra resistenza non si spezzerà e la risposta arriverà presto”. Anche il portavoce della Jihad Islamica palestinese Tariq Salmi ha sostenuto che “la resistenza è ovunque, pronta e volenterosa per il prossimo confronto”. Per Abu Mazen l’attacco segna la fine del Coordinamento di sicurezza con Gerusalemme. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Israele “non punta a una escalation” ma “le forze di sicurezza sono pronte ad affrontare ogni sviluppo sui vari fronti per garantire la sicurezza dei suoi cittadini”. “I soldati”, ha aggiunto, “hanno sventato attentati che potevano costare molte vite umane”. Attesa la prossima settimana anche la visita del segretario di stato americano, Antony Blinken, che incontrerà sia il primo ministro israeliano che il leader palestinese Abu Mazen e “sottolineerà l’urgente necessità che le parti prendano provvedimenti per ridurre le tensioni al fine di porre fine al ciclo di violenza che ha causato troppe vittime innocenti”, riporta la nota ufficiale di Washington.