La prima coltivazione subacquea al mondo, soprannominata “L’orto di Nemo”, sta producendo frutta e verdura al largo delle coste italiane, più precisamente a Noli, in Liguria.

La struttura è unica nel suo genere: realizzata dal gruppo Ocean Reef nel 2012, è composta da sei serre sottomarine in plexiglass, installate nel fondale marino tra gli 8 e i 10 metri di profondità.  l sistema di queste cupole è in grado di produrre acqua dolce per evaporazione di quella marina e funziona come un sistema chiuso che ha una temperatura costante.

L’obiettivo dell’orto subacqueo è di creare un sistema che utilizza le risorse naturali già disponibili, come la forza dell’acqua e i raggi del sole che filtra attraverso il mare e le pareti delle biosfere, scaldando l’aria.

Si tratta di agricoltura idroponica, cioè di quel tipo di agricoltura che utilizza supporti diversi dalla terra per portare la luce, l’acqua e i nutrienti utili alle piante. Il progetto ha dunque iniziato a produrre varie erbe aromatiche come il basilico, diversi tipi di insalata, pomodori, zucchine, fagioli, piselli verdi, aloe vera, funghi e fragole.

Che risvolti potrebbe avere nelle comunità l’orto subacqueo?

Entro il 2050, dovremo nutrire una popolazione globale di 9 miliardi di persone con un clima sempre più instabile. L’Ocean Reef Group ritiene che l’orto subacqueo come tipo di coltura rappresenti una possibile soluzione per tutti quei paesi che hanno scarse risorse di acqua dolce, ma che sorgono lungo la costa. Normalmente, infatti, per svolgere attività agricole in questi paesi, si deve desalinizzare l’acqua marina, operazione che ha ancora oggi un costo economico ed energetico molto elevato.

L’organizzazione fa l’esempio delle Maldive, che importano quasi il 100% dei loro prodotti freschi per via aerea. Luoghi come questo potrebbero essere trasformati in una nazione agricola autosufficiente che utilizza serre sottomarine per soddisfare l’industria locale e turistica.

Gli esperimenti di coltura idroponica sono sostenibili anche a livello ambientale e potenzialmente implementabili su larga scala per dare vita a una vera e propria biosfera sottomarina. Inoltre, nell’orto subacqueo non essendoci parassiti, non c’è bisogno di usare pesticidi e fertilizzanti per tutelare le colture.

I ricercatori affermano infine che l’orto subacqueo sta migliorando anche l’ecosistema marino locale. Nell’impianto ligure sono stati trovati cavallucci marini in un’area mai vista prima.

Anna Bonapersona