Michael J. Fox ha svelato nuovi dettaglia sulla malattia che lo ha colpito negli anni ’90 nel documentario presentato al Sundance Film Festival Still: A Michael J. Fox Movie.

Michael J Fox parla della malattia e delle difficoltà nell’affrontare il Parkinson, con i problemi di alcolismo e abuso di farmaci, nel documentario Still

Michael J. Fox ha presentato al Sundance Film Festival, il festival cinematografico dedicato alle produzioni indipendenti, il documentario sulla sua vita Still: A Michael J. Fox Movie.
La pellicola, diretta da Davis Guggenheim – regista premio Oscar nel 2006 per il documentario sul cambiamento climatico Una scomoda verità – racconta la vita e la carriera della star di Ritorno al Futuro, approfondendo, attraverso la testimonianza diretta di Fox, l’esperienza con la malattia di Parkinson, che gli venne diagnosticata nel 1991. Per la prima volta, l’attore parla apertamente delle sue difficoltà a fare i conti con la malattia, della negazione come sua prima risposta a una notizia tanto destabilizzante, e dei problemi di alcolismo e abuso di farmaci che fecero seguito alla diagnosi, mezzi per tenere nascosta la verità a se stesso e agli altri.
Nel documentario, Fox racconta le sue esperienze sui set dove era impegnato nelle prime fasi della malattia, e di aver preso pillole di dopamina “come fossero caramelle” per tenere a bada i primi sintomi della malattia. L’attore rivela, inoltre, che sempre in quel periodo cominciò a stringere gli oggetti di scena così da nascondere il tremore delle sue mani.

“Non prendevo quelle pillole per la loro funzione terapeutica o per cercare una specie di conforto. La ragione era un’altra e una soltanto: nascondere la malattia. Diventai un maestro nell’assumere farmaci in modo che il picco dell’effetto fosse esattamente nel momento e nel posto giusto”.

Michael J. Fox, la malattia e l’alcolismo a causa dell’incertezza per il suo futuro: “Ero decisamente un alcolizzato”

Ritorno al Futuro remake Michael J Fox
Michael J. Fox.

La disperazione sembra un sentimento lontano dall’immagine pubblica che Michael J. Fox ha saputo costruire intorno a sé, grazie al lavoro fatto su se stesso in relazione alla malattia. Un’immagine di serenità e accettazione che gli fa onore, e che ha ribadito pochi mesi fa nell’annunciare, con la pacatezza e l’equilibrio che gli appartengono, il suo definitivo addio alla recitazione.
Tuttavia, in Still, Fox parla di come la disperazione sia stata una sua compagna di viaggio, nei primi tempi a seguito della diagnosi, e di come abbia trovato conforto nell’alcol.

“Non sapevo cosa stesse succedendo e non sapevo cosa sarebbe successo, quindi che problema c’era a bere quattro bicchieri di vino e, magari, anche uno shot? Ero decisamente un alcolizzato. Ora sono trent’anni che non bevo, ma per quanto l’alcol mi avesse spinto in basso, non sapevo che l’astinenza avrebbe fatto anche peggio. Perché non potevo più scappare da me stesso. Quando ero a casa non potevo far finta di non avere il Parkinson, perché lui era lì con me. All’esterno, invece, in mezzo ad altre persone che non sapevano della mia condizione, potevo nasconderlo meglio, quindi cercai di viaggiare e lavorare il più possibile”.

Nel corso del documentario, Fox non nasconde nulla, compresi i particolari delle sue continue cadute sul set durante le riprese e i danni fisici che gli hanno provocato. Ma proprio dinanzi a questi aspetti, l’attore – premiato con l’Oscar alla carriera – conferma per l’ennesima volta la sua forza d’animo e l’esempio che rappresenta agli occhi di molte persone nel mondo, rappresentato anche dalla ‘Michael J. Fox Foundation’ inaugurata nel 2000 e della quale è ambasciatore.

“Qualcuno potrebbe vedere la notizia della malattia come una fine. Ma, personalmente, ho iniziato a pensare che fosse un inizio”.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.