Come già evidenziato da altri studi a riguardo anche la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) conferma la recessione dei risparmi degli italiani nel 2022: a pesare è soprattutto l’inflazione.

Conti correnti dunque più svuotati per fare fronte agli aumenti, principalmente quelli legati alle bollette e al carrello della spesa. Si tratta del primo anno di decrescita nella tendenza al risparmio dal 2017.

Fabi, meno risparmi e più debiti per gli italiani

La Fabi parla di “vistosa inversione di tendenza” nel definire il cambio di rotta sulle cifre dei risparmi degli italiani, diminuiti di 20 miliardi negli ultimi dodici mesi. Un calo piuttosto consistente registrato in particolar modo nella seconda parte dell’anno 2022: a quello massiccio nel trimestre agosto-novembre (-18 mld) si aggiunge il primo campanello d’allarme del trimestre precedente, maggio-luglio, che aveva visto l’inversione di tendenza (-10 mld).

Vediamo l’andamento dei risparmi complessivi nell’ultimo quinquennio: a fine 2017 si è toccato quota 967 miliardi, l’anno successivo quota 990 miliardi (+23 miliardi), nel 2019 si è saliti a quattro cifre (1.044 miliardi +54 miliardi). Tendenza rafforzata anche durante il biennio pandemico (a fine 2021 erano 1.144 i miliardi depositati sui conti correnti), nonostante il 2020 abbia segnato un boom di acquisti online

Tendenza che è proseguita fino a luglio di quest’anno, toccando il picco di 1.180 miliardi di euro. Poi la discesa, particolarmente ripida, che assesta lo stato attuale a 1.159 miliardi.

Il crollo di potere di acquisto costringe milioni di italiani ad attingere alle loro riserve per fronteggiare i maggiori costi.

Nota Fabi sulla ricerca

Ma non si può ignorare il problema parallelo e consequenziale alla riduzione dei risparmi, ossia l’aumento dei debiti, per lo più sotto forma di prestiti. 512 miliardi di euro nel 2022, equamente divisi tra prestiti per il consumo di beni e servizi e i finanziamenti personali. Secondo la legge del mercato, i cittadini si trovano a dover spesso rateizzare i pagamenti, facendo fronte a tassi d’interessi non proprio leggeri. “Un evidente contraddittorio” secondo l’analisi Fabi.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, si unisce al coro di chi richiede al governo Meloni “politiche fiscali che favoriscano la ripresa dei risparmi, oltre al rinnovo dei contratti collettivi oggi scaduti”.