Riforma pensioni, ecco quali sono le quattro direttrici: priorità a donne, giovani e flessibilità in uscita, un lavoro che dovrà produrre una bozza di decreto entro l’estate 2023 per non ritrovarsi in autunno con le misure-ponte di quote e salvaguardie. L’impegno del governo guidato da Giorgia Meloni ha mosso i primi passi nella direzione della riforma previdenziale nella giornata di ieri, 19 gennaio, con il primo tavolo al ministero del Lavoro alla presenza di Marina Elvira Calderone e dei sindacati riuniti. Tappe e criticità da affrontare nel percorso di riforma hanno posto l’attenzione sul piano di lavoro che si è dato il ministero da qui alla prossima estate: da calendario, infatti, il prossimo appuntamento è fissato per il prossimo 8 febbraio quando si discuterà delle lavoratrici, con nuovi impegni del governo a rivedere l’opzione donna, e dei giovani, soprattutto in virtù dei dati che arrivano dal rapporto tra lavoratori attivi e pensionati e sulle previsioni pessimistiche sulle nuove generazioni, dovute essenzialmente alla precarietà lavorativa. Ma si baderà anche a chi è in procinto di andare in pensione con nuove formule di flessibilità in uscita e potenziamento della previdenza integrativa. Non sono mancate, in ogni modo, le critiche dei sindacati riuniti a margine del primo tavolo di confronto.

Riforma pensioni tra revisione di opzione donna e previdenza dei giovani

Il prossimo tavolo sulla riforma delle pensioni è fissato per l’8 febbraio prossimo, quando al ministero del Lavoro si porranno le basi per andare incontro alle necessità delle donne e dei giovani. Sulle lavoratrici, il governo starebbe valutando di rivedere l’opzione donna, una delle formule quasi sempre prorogate negli ultimi anni a deroga dei requisiti della legge Fornero che ha innalzato di 5 anni l’età pensionabile del sesso femminile. A tal proposito, quanto uscito dalla legge di Bilancio 2023 sull’opzione donna ha destato non poche critiche nelle opposizioni con l’innalzamento a 60 anni di età della nuova versione della misura e l’inclusione dei requisiti e delle condizioni di disagio economico e sociale delle richiedenti, come avviene per l’Ape sociale e per la quota 41 dei lavoratori precoci. Il M5S ha già presentato un emendamento al decreto “Milleproroghe” chiedendo che vengano ripristinati i requisiti di età dell’opzione donna delle scorse proroghe. All’attenzione del governo e, soprattutto, dei sindacati vi è la questione delle giovani generazioni. Maurizio Landini della Cgil ha parlato ieri, a margine del tavolo, della situazione di precarietà lavorativa dei giovani quale base di tutti i problemi delle future pensioni. Il concetto trova conferma nei nuovi numeri diramati dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha ricordato che nel 2029 il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati si ridurrà dall’odierno 1,4 all’1,3, per finire nel 2050 al rapporto di uno a uno, dato che comporterà ulteriori sofferenze nei conti del sistema previdenziale, in primis per i comparti del pubblico impiego e dei lavoratori autonomi. La tabella di marcia del governo tenderebbe, su questo punto, a basare una buona quota delle future pensioni sulla previdenza integrativa e ad agire, sul lato occupazionale, in base ad accordi di produttività, sui quali Confindustria ha dato disponibilità di intervento. L’obiettivo è quello di favorire anche il ricambio generazionale e l’integrazione delle varie gestioni previdenziali, permettendo il cumulo dei contributi con meno vincoli di quelli attuali, data la mobilità lavorativa che ha caratterizzato gli ultimi decenni.

Flessibilità in uscita e pensione integrativa per superare la legge Fornero

Arrivando poi a chi è prossimo alla pensione, l’impegno del governo nella riforma delle pensioni è quello di assicurare nuovi strumenti di flessibilità in uscita per superare gradualmente la legge Fornero. È su questo obiettivo che si giocherà la partita tra il governo e i sindacati che hanno presentato una piattaforma unitaria degli interventi previdenziali da adottare tra età di uscita (per le sigle da fissare a 62 anni), e correttivi sui contributi (quota 41 per tutti, senza gli imbuti della normativa attuale). Gli incontri proseguiranno dunque nei prossimi mesi per arrivare, come ha prospettato la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ad avere una bozza di decreto di riforma previdenziale entro la prossima estate e non ritrovarsi in autunno a varare misure-ponte da adottare nella legge di Bilancio, come è avvenuto negli anni successivi alla legge Fornero. Il primo step è quello di convergere a nuove linee guida della nuova previdenza entro aprile, quando dovrà essere presentato il Documento di Economia e Finanza.