Matteo Messina Denaro, Bernardo Provenzano, Salvatore Riina: tre boss e tre importanti arresti nel giro di 30 anni esatti. Ma come si è arrivati a scovare i capi della mafia corleonese?

Da Riina a Messina Denaro passando per Provenzano e Brusca: come sono arrestati i boss di Corleone

Il mafioso vive in simbiosi con il territorio. Il boss mafioso è il territorio e il boss mafioso o latitante non potrebbe mai stare lontano dalla sua terra”. Queste parole del direttore di Tp24.it, Giacomo Di Girolamo, rappresentano pienamente la storia che si è riproposta per diverse volte, a trent’anni di distanza.

Se Matteo Messina Denaro è stato arrestato a Palermo e il suo covo era a Campobello di Mazara, cittadina a 15 minuti di distanza dalla sua Castelvetrano, anche in passato il rapporto fra territorio e latitante è stato inossidabile. Toto Riina, latitante sin dal 1969, fu catturato a Palermo nel 1993, dopo aver vissuto in pieno centro a Palermo per tutta la sua clandestinità. Nel 2006 Bernardo Provenzano addirittura fu preso nella sua Corleone, in un casolare a dir poco spartano ma pur sempre nel comune che gli diede i natali.

Nel 1996 in manette ci finì anche Giovanni Brusca, l’uomo che premette il pulsante per far esplodere le bombe di Capaci che uccisero Giovanni Falcone. L’arresto avvenne a Molara, nel comune di Palermo, a 20 km da San Giuseppe Jato suo paese natale. E la lista è lunga. Persone che decidono di nascondersi in piena vista. Mai lontani dalle loro case per troppo tempo. E così il temibile Matteo Messina Denaro confonde, e si confonde. Un uomo qualunque, che va a fare la spesa, va al bar a prendere il caffè due volte al giorno. Un uomo che va dal medico. Che si ammala.

Forse in fondo, come dice Pino Maniaci, direttore di Telejato, la sua figura era più mitologica che reale. Più un Don Giovanni che un capo. Più un uomo che una leggenda.