La Procura di Lecce ha iscritto nel registro degli indagati 5 persone perché falsificavano gli esami del sangue.

I soggetti sotto inchiesta erano tutti dipendenti del laboratorio di analisi “Licci Analisi Cliniche” nel comune di Maglie, in provincia di Lecce. Le autorità non hanno espressamente divulgato la generalità delle persone indagate ma solo le iniziali di nome e cognome.

Si tratta della 45enne I.G., tecnica di laboratorio, residente a Muro Leccese, dei tre biologi M.L.M., di 45 anni e residente a Botrugno, M.P. e F.S. rispettivamente di 38 e 37 anni ed entrambi originari di Sogliano Cavour.

L’indagine era partita dopo che un ex dipendente del laboratorio aveva denunciato le anomalie lavorative. Gli accertamenti eseguiti dal personale del NAS avevano poi appurato che nel periodo da Dicembre 2018 a Dicembre 2019 nello studio di analisi cliniche gli operatori avrebbero utilizzato materiale di controllo e calibrazione e reagenti scaduti.

Nello stesso periodo sarebbero state inoltre redatti falsi referti ai pazienti contenenti false attestazioni riguardo l’esecuzione e gli esiti di esami diagnostici ed ematochimici. Complessivamente gli inquirenti hanno accertato che l’attività illecita riguardava almeno 425 referti con la falsificazione quindi di più di un documento al giorno.

Le verifiche hanno evidenziato che le falsificazioni dei documenti avvenivano in maniera sistematica, con una procedura ormai assodata e che l’illecito continuava per tutto il periodo posto sotto la lente di ingrandimento.

I militari del Nucleo antisofisticazione e sanità dell’Arma, guidati dal luogotenente Alessandro Ingrosso, hanno disposto sotto sequestro macchinari da laboratorio e tutta la strumentazione utilizzata, nonché la documentazione incriminata. I prossimi ulteriori controlli dovranno verificare se gli esiti sballati dei referti fossero opera di negligenza da parte del personale o non corrispondenti al vero perché alterati dallo stato di calibratori e reagenti scaduti rinvenuti.

Gli inquirenti tuttavia non escludono che i dati siano stati modificati intenzionalmente o addirittura che i referti fossero redatti senza nemmeno effettuare alcun test di laboratorio.

Molti dei pazienti dunque che si rivolgevano a questo laboratorio, peraltro accreditato con il servizio sanitario regionale, ottenevano così risultati errati con il rischio clinico che queste informazioni potevano portare. È facile pensare infatti che in taluni casi, i referti non abbiano evidenziato valori del sangue fuori norma, senza che il paziente lo sapesse.

Lecce falsificavano esami del sangue: patteggiamento per il titolare

Le accuse sono state formalizzate dalla sostituta procuratrice Francesca Miglietta che emesso un decreto di citazione a giudizio per i quattro, sospettati di dei reati di falsità ideologica in certificati ed inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati e produrre memorie difensive.

Il processo partirà il 5 Ottobre 2023 davanti al giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce. Gli imputati saranno rappresentati dagli avvocati Salvatore Corrado, Roberto Marra, Antonio Zecca e Simona Reale.

Sebbene l’inchiesta abbia riguardato tutti i lavoratori del laboratorio di analisi, davanti al giudice non comparirà il titolare dello stesso. Il proprietario dell’attività, L. L. di 55 anni residente a Maglie e originario di Uggiano La Chiesa (LE), ha infatti patteggiato già nell’Ottobre del 2022 ad inizio delle indagini. 

Per lui è stata deliberata una pena di 10 mesi di reclusione, col beneficio della sospensione e della non menzione della stessa nel casellario giudiziario.

Il legale del titolare del laboratorio, l’avvocato Luigi Covella, si è dichiarato fiducioso in una risoluzione del caso, definita dallo stesso come “singolare” poiché nell’inchiesta non sarebbero emersi i motivi che avrebbero indotto il personale del laboratorio a eseguire falsa documentazione né sarebbero state esplicitati i criteri adottati per valutare come inidonei gli esami incriminati. Lo stesso legato ritiene che il prossimo confronto con la pm possa chiarire alcuni dettagli della vicenda.