L’ambasciata cinese in Corea del Sud ha sospeso il rilascio di visti a breve termine per i viaggiatori sudcoreani diretti in Cina. Si tratta di fatto della prima misura ritorsiva da parte di Pechino contro i Paesi che hanno imposto restrizioni in materia covid a tutti coloro che arrivano dal Paese della Muraglia.

Come si legge nella nota pubblicata sui propri profili WeChat, “eventuali modifiche saranno apportate nel caso in cui vengano abolite le restrizioni d’ingresso discriminatorie attuate da Seul“.

Blocco visti in ingresso per la Cina, la posizione della Corea

Non sembra essere andata buon fine la telefonata tra Park Jin e Qin Gang, ossia i due ministri degli Esteri di Corea del Sud e Cina: a margine dell’interlocuzione, Pechino ha infatti comunicato la sua decisione di sospendere i visti in ingresso per i cittadini di Seul.

Secondo quanto ricostruito dalle agenzie sudcoreane, Park avrebbe cercato di giustificare la decisione di testare (ed eventualmente sottoporre a quarantena in caso di positività) i visitatori in ingresso dalla Cina sulla base di evidenze scientifiche e avrebbe chiesto inoltre la collaborazione di Pechino in materia di prevenzione, ricordando che quanto approvato rispetta unicamente il principio di tutela della salute pubblica. Tuttavia, anche dalla reazione cinese si evince come il cambio di rotta sia stato totale.

A partire da giovedì, chiunque farà il suo ingresso sul territorio sudcoreano dovrà inoltre presentare un certificato che attesti la negatività del tampone eseguito entro 48 ore prima (o 24 se rapido/antigenico). Precedentemente il governo di Yoon ha sospeso fino a fine gennaio il rilascio dei visti. La cronaca racconta inoltre di una violazione della quarantena domiciliare da parte di un cittadino cinese, evaso dalla struttura in cui si trovava in isolamento prima di essere fermato.

Certamente una frizione che la Corea del Sud si sarebbe volentieri evitata, visti i rapporti già tesi con Pyongyang e le possibili ripercussioni economico-commerciali.