Dopo oltre 21 anni di prigionia torna libera Ana Montes, uno dei nomi più celebri nella rete di spie legata alla Guerra Fredda. Tedesca, di padre americano e madre ispanica, Montes fu arrestata dagli Stati Uniti nel 2001 quando lavorava come analista per la Defense Intelligence Agency (la principale agenzia d’intelligence sull’estero) con l’accusa di aver passato sotto banco informazioni segrete al governo di Cuba.

Un’attività portata avanti per quasi vent’anni senza mai farsi scoprire, salvo poi essere beccata. Fu condannata a 25 anni di carcere per aver rivelato a L’Avana le identità di quattro spie americane e aver divulgato una quantità spropositata di informazioni e materiale protetto dal segreto di Stato di Washington.

Ana Montes è di nuovo libera, chi era prima dell’arresto

Ana Montes, chi era dunque la spia di Cuba oggi libera.

Interrogata e messa sotto torchio dagli agenti investigativi americani, la 57enne rivelò di non aver mai agito per guadagno personale, bensì per ragioni ideologiche. A spingerla sulla strada del tradimento fu il dissenso nei confronti dell’amministrazione di Ronald Reagan e della sua politica esterna in Sudamerica. Gli inquirenti riuscirono poi a identificare nel sostegno statunitense al gruppo dei “contras” (un’organizzazione criminale del Nicaragua) il vero tasto dolente della vicenda.

Da qui partirono i primi contatti con il governo cubano, tramite un compagno di università (Montes frequentò la John Hopkins University) che nutriva sentimenti analoghi nel 1984: il rapporto dell’Intelligence americana documenta successivamente cene e incontri che portarono alla definizione dell’accordo senza alcuna esitazione. Fu così che Ana Montes iniziò a fare il doppio gioco, muovendosi sistematiche tra Cuba e gli Stati Uniti. Nel 1985 completò l’addestramento per entrare nella Dia e divenne nel giro di poco tempo la responsabile di controllo dell’operato del governo cubano.

Attraverso macchinazioni ingegnose e una conoscenza eccellente della tecnologia dell’epoca, la donna incontrò anche in America funzionari cubani, scambiando messaggi e informazioni rigorosamente top secret. Un sistema che durò a lungo, finché però non incontrò la persona sbagliata di cui fidarsi e fu lei a subire il doppio gioco di qualcun altro: incastrata da una soffiata, venne così incriminata e processata.

Ora per lei si apre una fase di sorveglianza assidua che durerà cinque anni, nella quale i suoi contatti saranno limitati all’essenziale e non coinvolgeranno alcun membro istituzionale o governativa. Sull’ipotesi di riallacciare il filo diretto con Cuba, l’intelligence americana è piuttosto scettica e ritiene concluso questo capitolo.