Era senza scorta con moglie, suocera e figli e stava salendo a bordo della sua Fiat 132 per andare a messa quando venne ucciso, quella domenica mattina del 6 gennaio 1980. Oggi Palermo si è fermata per ricordare l’ex presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il fratello del presidente della Repubblica, ucciso in un agguato davanti casa a 45 anni. L’uomo che voleva una Sicilia con “le carte in regola” non era protetto perché aveva dato il giorno libero agli agenti che lo accompagnavano ovunque, dopo le minacce ricevute per il suo pensiero politico.

Piersanti Mattarella, Palermo si ferma per la commemorazione

Questa mattina Palermo si è fermata per le commemorazioni, davanti alla sua abitazione in via Libertà. Le autorità politiche hanno deposto corone di fiori, così come i civili e i militari presenti, accanto alla lapide che ricorda il luogo dell’omicidio. Un luogo anche simbolico, visto che si trova esattamente di fronte alla residenza dell’attuale presidente della Repubblica, suo fratello Sergio. Un momento commovente anche per le associazioni, che anche oggi sono tornate a chiedere che il colpevole del brutale agguato sia assicurato finalmente alla giustizia. La procura di Palermo sta conducendo nuovi accertamenti su Nino Madonia, esponente importante dell’omonimo clan e sull’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. Verità e piena luce chiedono anche i nipoti dell’ex presidente della Regione, Piersanti e Andrea, che hanno lanciato un appello. Chiedono che si indaghi sulle possibili collusioni mai venute alla luce, negli ambienti politici-istituzionali deviati che potrebbero aver favorito il delitto.

Piersanti Mattarella e la politica delle “carte in regola”

Piersanti Mattarella, allievo e amico di Aldo Moro, era stato eletto alla presidenza della Regione Sicilia nel 1978, Chi lo ha conosciuto lo descrive come un “siciliano tenace e capace, lucido e ostinato”, fu propugnatore della politica dalle “carte in regola” per la sua regione, sia nei confronti dello Stato che delle altre regioni italiane. Si opponeva infatti a un sistema, quello dominato dagli affari e basato su appalti pilotati per favorire le imprese vicine alle cosche. Un sistema che non avrebbe mai potuto funzionare senza la collaborazione della politica.