Perché si brucia la Befana? Le origini della Befana, la vecchia che a cavallo della scopa porta doni nelle calze che i bambini lasciano appese prima di andare a dormire nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, sono legate alle tradizioni agrarie pagane. 

Perché si brucia la Befana?

La “vecchia” che brucia rappresenta l’anno trascorso, dalle cui ceneri nascerà quello nuovo. Questa usanza, che di primo impatto può sembrare particolarmente cruda, nasconde, però, un preciso significato antropologico. Si tratta infatti di un rituale di rinnovamento in cui si lascia alle spalle il vecchio per correre incontro verso il nuovo.

Questo rito, celebrato oggi soprattutto in alcune parti del Nord-Est dell’Italia come il Veneto, arriva da molto lontano, si dice che gli stessi Celti, proprio nello stesso periodo dell’anno, usassero bruciare un fantoccio, che rappresentava appunto il passato, per ingraziarsi le divinità. L’usanza sarebbe dunque legata, in qualche modo, ai cicli stagionali dell’agricoltura: per il calendario popolare gennaio è infatti un mese colmo di speranze e aspettative per il raccolto futuro. 

Anche i romani, tra la fine dell’anno solare e la dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno, adottarono questo rito per celebrare la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. Durante queste dodici notti, si credeva che proprio delle figure femminili volassero sopra i campi coltivati, così da favorirne la fertilità e portare un anno di abbondanza. Figure volanti che senz’altro ricordano la Befana.

La scopa e il carbone

La Befana è caratterizzata, oltre che da un particolare vestiario fatto di stracci e dal naso lungo e a punta, anche dalla scopa e dal carbone che porta nella calza.

Nell’immaginario, la Befana cavalca la scopa al contrario delle raffigurazioni di streghe e cioè tenendo le ramaglie davanti a sé. Anche in questo, dunque, l’iconografia specifica della Befana non è totalmente assimilabile a quella delle streghe.

Secondo la tradizione orale, la Befana consegna regali ai bambini buoni o carbone e aglio ai bambini birichini. Il carbone – o anche la cenere – da antico simbolo rituale dei falò inizialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo, appunto, del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati. Nell’ottica morale cattolica dei secoli successivi, nella calze e nelle scarpe veniva inserito solo il carbone e/o l’aglio come punizione per i soli bambini che si erano comportati male durante l’anno precedente.