Archiviato l’impasse della legge di bilancio, alla fine partorita ed approvata nei tempi, il governo di Giorgia Meloni può avviare la sua fase due. Una fase, proprio perché liberata dalle incombenze e dalle scadenze di natura finanziaria, dove il governo potrà provare ad imprimere un proprio marchio politico all’andamento del paese. Ecco perché il 2023 potrebbe essere, sicuramente nei tentativi e poi vedremo nella realtà dei fatti, l’anno delle riforme. Il Presidente del Consiglio dei Ministri lo ha fatto capire, tra le righe, nelle sue uscite di fine anno: tanto nella conferenza stampa dedicata quanto nell’ultimo episodio annuale de Gli appunti di Giorgia, molti sono stati i riferimenti a quello che la maggioranza di centrodestra intede fare per riformare il sistema italiano. Tre sono le riforme maggiormente attese – anche dagli elettori di centrodestra – ci sono quelle legate a presidenzialismo, autonomie, giustizia.

Riforme Meloni: tutto sul presidenzialismo

Tra le riforme, quella del presidenzialismo sembra la principale. Nel senso che il Premier ha fatto capire di volerci puntare tantissimo al punto da dichiarare di volerla lasciare in eredità a ch verrà dopo di lei: “Confermo che il presidenzialismo è una delle mie priorità è un obiettivo a cui tengo particolarmente. Credo che possa fare bene all’Italia una riforma che consenta di avere stabilità e governi frutto dell’indicazione popolare“. Sul presidenzialismo (che potrebbe somigliare più ad un semipresidenzialismo alla francese) si va avanti senza se e senza ma. Il piano di Meloni sembra essere il seguente: fare tutto il possibile affinché possa istituirsi una biacamerale ad hoc ma se dagli scranni dell’opposizioni non dovesse ergersi almeno una parte disponbile a contribuire allora il governo farà da sé con propria iniziativa. Per una riforma tanto importante il governo cerca la massima coesione parlamentare, e farà di tutto per ottenerla, ma non si fermerà dinanzi ad eventuali reticenze: gli elettori – dice il Premier – si aspettano una riforma e bisogna dargliela.

Eppure, qualche potenziale interlocuzione con l’opposizione si ravvede. Il Terzo Polo, che però parla di Sindaco d’Italia, potrebbe garantire al governo qualche margine. Ad aprire – ma non troppo – è Raffaella Paita. La capogruppo del Terzo Polo al Senato, ai microfoni di Repubblica, dice che il suo gruppo è disponibile a sedersi al tavolo ma: “Ci siamo presentati in campagna lettorale con la proposta del sindaco d’Italia: il premier come sindaco d’Italia, eletto direttamente. Mentre il presidente della Repubblica deve, secondo noi, mantenere la configurazione attuale, di equilibrio e di bilanciamento di poteri”. Bisognerà capire se queste due posizioni potranno partorirne una terza, a metà strada, che permetterà a governo e Terzo Polo di interloquire.

Capitolo giustizia

Altra riforma attesa è quella della giustizia. Il Presidente Meloni punta su due capisaldi: la separazione delle carriere dei magistrati sulla base delle distinzioni tra funzioni giudicanti e requirenti; la limitazione allo strumento delle intercettazioni. Il Premier viene pungolato soprattutto sul secondo aspetto del quale ha detto: “Che sono uno strumento molto prezioso, ma va limitato”.

Dubbi sulle autonomie

Sulle autonomie, invece, si procede a rilento. Stando alle ultime notizie Giorgia Meloni avrebbe iniziato a storcere il naso sul progetto che è tanto caro alla Lega: il Carroccio potrebbe presto spanzientirsi e questo potrebbe apportare crepe nella maggioranza. Dubbi di Meloni che si aggiungono a quelli dei governatori del Sud per la maggior parte contrari alla riforma. Il leghista Ministro Calderoli, che ha la delega alle Autonomie, sta lavorando non solo per portare avanti la riforma ma anche per renderla bonaria agli occhi del Sud. Si spiega così la sua presenza, ieri, a Catanzato al fianco del governatore calabrese Occhiuto: “Questa riforma – ha detto Calderoli – non deve far paura”. Vedremo come e se cambieranno le posizioni di Meloni. Certo è che il dossier sulle autonomie rimane sul tavolo: c’è anche questa, tra le riforme che verranno dibattute nel 2023.